“L’obiettivo di questo lavoro – spiega Fabrizio Adani, professore dell'Università di Milano e coordinatore del progetto – era quello di valutare l’impatto della filiera del biogas sul comparto agricolo lombardo valutando tre aspetti principali: gli effetti sui mercati delle commodity agricole in relazione alla loro nuova destinazione energetica; la competizione nell’uso dei suoli tra destinazione agricola ed energetica; la sostenibilità energetico-ambientale della produzione agroenergetica”.
Con 360 impianti di biogas funzionanti sull’intero territorio regionale, pari a una potenza installata di 288MW, la Lombardia si colloca al primo posto a livello nazionale.
“L’elaborazione dei dati raccolti nel corso del progetto – continua Adani – ci ha permesso di stabilire che in Lombardia il biogas ha avuto uno sviluppo equilibrato e che il ricorso alla coltura energetica si è dimostrato altrettanto proporzionato e legato più a situazioni territoriali che non a eventuali speculazioni”.
Solo il 4% della Sau regionale (superficie agricola utilizzata), pari a 35mila ettari, è coltivato a mais e a triticale destinati ad alimentare gli impianti di biogas, e che ben il 50% dell’alimento che entra nei digestori è refluo zootecnico.
“I dati raccolti – sottolinea – dimostrano che nell’alimentazione dei digestori presenti in Regione, la quantità di mais è inversamente proporzionale alla quantità di effluente zootecnico impiegato. Tanto per fornire alcune percentuali, il rapporto ettari di mais per biogas/Sau totale nella provincia di Cremona è pari all’11%, in quella di Brescia al 4%, in quella di Mantova all’1%, in quella di Lodi al 9% e via via in diminuzione nelle altre province".
"La sostenibilità degli impianti di biogas, in Lombardia, è quindi acclarata" conclude Adani.
Verso Bioenergy Italy
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Fonte: Cremona Fiere