Tra le ripercussioni che il cambiamento climatico ha sulla viticoltura, particolare importanza ricopre la riduzione della disponibilità idrica. Troppo spesso, infatti, regioni tradizionalmente vocate per la vite vivono inverni miti con ridotte precipitazioni ed estati molto calde con precipitazioni poco frequenti ma intense. Per tali motivi, vista la progressiva riduzione di acqua disponibile per l'irrigazione, diventa prioritario lo studio di approcci che garantiscano, mediante un'ottimale gestione del suolo in vigneto, maggiore efficienza nell'uso dell'acqua.

 

Nell'ottica di promuovere l'adattamento della viticoltura ai cambiamenti climatici e di accrescere la resilienza idrica del vigneto, il Progetto Resilvigna, coordinato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza nell'ambito della Misura 16.1.01 FA 4B del Psr dell'Emilia Romagna, ha valutato l'uso di inerbimenti temporanei autunno primaverili a diversa composizione floristica e sottoposti a differente terminazione.

 

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La sperimentazione (2021-2022) è stata condotta presso l'Azienda Tenuta Pernice di Castelnovo Val Tidone (Pc) in un vigneto non irriguo di Barbera/420A impiantato nel 2001 e allevato a guyot semplice. Nei due miscugli commerciali considerati erano presenti, in diversa proporzione, le seguenti famiglie botaniche: Graminacee, Leguminose, Brassicacee e Idrofillacee. Il primo aveva un'elevata frazione di Graminacee (miscuglio C), mentre il secondo un rapporto più bilanciato tra le diverse specie (miscuglio B).
La terminazione, eseguita in primavera al momento della massima fioritura dei cereali del miscuglio, è stata effettuata in tre modalità: sovescio, trinciatura e andanatura della biomassa nel sottofila e, infine, rullatura della biomassa nell'interfila. I sei trattamenti derivanti dalla combinazione dei due miscugli e delle tre terminazioni sono stati confrontati con il testimone aziendale rappresentato dalla lavorazione a filari alterni, con inerbimento spontaneo nei filari non lavorati.

 

Negli anni della prova, l'andamento meteorologico è stato monitorato mediante centralina presente nel vigneto e lo stato idrico del suolo è stato misurato mediante sensori di potenziale idrico posizionati a 30 e 60 centimetri di profondità. Sono state inoltre effettuate determinazioni fisiologiche, agronomiche e produttive sulle viti in prova e, alla vendemmia, è stata infine caratterizzata la composizione dei mosti.

 

Confronto fra i miscugli C e B e il testimone

Confronto fra i miscugli C e B e il testimone

(Fonte: Fracesco Pelusi)

 

Dalla ricerca è emerso che la quantità di biomassa prodotta dagli inerbimenti, variabile in funzione dell'andamento meteo stagionale, influisce sull'efficacia dei trattamenti. I dati di potenziale idrico del suolo hanno rivelato che l'andanatura ad effetto pacciamante nel sottofila ha un effetto migliorativo nello strato più superficiale del terreno, la rullatura della biomassa nell'interfila ha registrato valori di potenziale idrico più negativi soprattutto nel caso del miscuglio B e, infine, il sovescio ha ottenuto valori meno negativi rispetto al controllo soprattutto nel periodo di maggiore suscettibilità a stress idrico.

 

Differenze fra i miscugli nelle tre modalità di terminazione

Differenze fra i miscugli nelle tre modalità di terminazione

(Fonte: Fracesco Pelusi)

 

Gli effetti migliorativi si ritiene possano derivare dalla combinazione di almeno due fattori: la riduzione dell'evaporazione diretta dal suolo nudo e il contenimento dello sviluppo di infestanti estremamente competitive con la vite. Applicando queste tecniche nel lungo periodo, si ipotizza inoltre di poter beneficiare dell'incremento dell'infiltrazione dell'acqua piovana dovuta al miglioramento delle caratteristiche fisiche del terreno. Inoltre, in tutti i trattamenti, si evidenzia la capacità di rispondere prontamente alle precipitazioni tardo-estive raggiungendo valori di potenziale idrico meno negativi rispetto al testimone.

 

L'applicazione delle tecniche considerate non ha evidenziato particolari criticità in quanto, a fronte di un generale miglioramento delle performance fisiologiche, non si osservano differenze produttive e, solo nel caso della rullatura interfilare, si registra una flessione del vigore.

 

Per gli aspetti compositivi, per il miscuglio C si osservano differenze tra le terminazioni, mentre i trattamenti con il miscuglio B mostrano le stesse tendenze. La scelta della terminazione deve essere quindi orientata dal target enologico. Infatti, la rullatura del miscuglio C ha raggiunto la concentrazione zuccherina massima (26.2 gradi Brix) e il valore minimo di acidità titolabile (7.74 grammi su litro), caratteristiche desiderabili solo per la produzione di vini con gradazioni alcoliche elevate e destinati a un invecchiamento prolungato.

 

Tabella della composizione fenologica in vite

(Fonte: Fracesco Pelusi)

 

Al contrario, il miscuglio B, in virtù di una maggiore presenza di leguminose, ha ridotto la concentrazione di zuccheri, mantenendo un'acidità simile a quella del controllo aziendale (7.93 grammi su litro) o addirittura superiore (9.10 grammi su litro nel caso di BS) e incrementando l'Apa, caratteristiche assai desiderate per la produzione di vini freschi e frizzanti in ambienti fortemente influenzati dal cambiamento climatico.

 

Concludendo, la variabilità degli effetti sui parametri compositivi rende queste tecniche versatili ed adattabili alle esigenze specifiche dei viticoltori e dei diversi contesti.

 

Fracesco Pelusi, categoria Agrometeorologia e gestione delle risorse idriche

Fracesco Pelusi, categoria "Agrometeorologia e gestione delle risorse idriche"

(Fonte: Fracesco Pelusi)

 

Scarica la tesi completa di Fracesco Pelusi

Per eventuali contatti francesco.pelusi1@unicatt.it

A cura di Fracesco Pelusi


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