Hass, Bacón, Reed, Fuerte, Orotava, Pinkerton. Questi nomi che ricordano molto delle località turistiche esotiche in realtà appartengono alle varietà di avocado più coltivate al mondo.

 

Questo frutto dalle zone tropicali di Messico e Guatemala, dove viene chiamato anche "oro verde" per quanto è redditizia la sua coltivazione, ha raggiunto l'Italia diventando un prodotto locale di grande successo soprattutto nelle regioni del Sud come la Sicilia.

 

AgroNotizie® in collaborazione con la Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana entra nei dettagli dei passaggi fondamentali per la buona riuscita di un impianto di avocado, dei trend di innovazione varietale e colturale e di come sarà l'andamento futuro della produzione nel settore.

 

Un successo tra zone vocate e borderline

L'avocado (Persea americana) raggiunse i nostri areali intorno agli anni '60, per stabilirsi fin da subito nelle regioni più vocate, cioè zone con un clima molto simile a quello tropicale, e soprattutto con inverni miti

Infatti, è proprio il periodo invernale quello più critico per questa coltura.

 

La Sicilia quindi divenne, ed è tutt'ora, una delle principali regioni per la coltivazione dell'avocado made in Italy. Basti pensare che nella zona di Catania ci sono impianti chiamati "boschi" per via della senilità delle piante.

Il boom economico dell'avocado fu tra gli anni '90 e 2000, con un notevole aumento del numero di impianti che ad oggi non intende fermarsi. Anzi, la sua espansione sta interessando anche regioni non vocate.

 

Infatti, si sta assistendo ad uno spostamento sempre maggiore della coltura in regioni definite borderline come per esempio in Puglia, in Campania e in Basilicata.

 

Hass, Bacón, Reed, Fuerte, Orotava, Pinkerton sono tra le varietà di avocado più coltivate

Hass, Bacón, Reed, Fuerte, Orotava, Pinkerton sono tra le varietà di avocado più coltivate

(Fonte foto: Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università di Palermo)

 

"Al momento per queste regioni non si hanno feedback sulla produzione per ettaro di questi impianti e sulla qualità organolettica dei frutti" - spiega Vittorio Farina, professore di Arboricoltura presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università di Palermo -"Soprattutto per gli aspetti legati all'esposizione delle piante alle basse temperature nei mesi invernali che possono influire negativamente sulle fasi vegetative e produttive con perdite sostanziose per l'agricoltore.Mentre in zone vocate, come le coste tirreniche e ioniche della Sicilia, si hanno feedback positivi in termini di rese e qualità".

 

Anche le zone più a Nord, come la Liguria, cominciano ad interessarsi ai frutti esotici. Nell'areale ligure però la coltura tende ad essere posizionata in microaree, solitamente vicino a bacini idrici, dove può sopravvivere ma con rese per pianta molto limitate in termini di qualità (ovvero la percentuale di acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi) e peso dei frutti.

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E per le superfici invece com'è la situazione?

 

"Sulle superfici posso dire poco, perché in Italia non è presente un vero e proprio censimento delle piante. Sulla mancanza di un censimento influisce anche il fatto che c'è una notevole polverizzazione degli impianti che hanno dimensioni mediamente più ridotte rispetto alle colture tradizionali e anche al continuo avvicendarsi di nuovi. In Sicilia è, comunque, in atto una attività di censimento degli impianti di fruttiferi tropicali nelle aree vocate grazie anche a progetti finanziati dalla Regione Sicilia come Tinfruit e Innomam sul Psr".

 

"Se andiamo però a vedere il trend della produzione italiana – sottolinea Farina - l'offerta in termini di produttori continua ad aumentare, questo vuol dire che le superfici sono in continua ascesa".

 

4 buoni consigli per un frutteto "esotico"

Vediamo nel dettaglio quali sono le pratiche agronomiche da seguire per creare un impianto sano e produttivo.  

Oltre ad applicare delle buone pratiche in campo è importante che il produttore si faccia seguire da un agronomo esperto nel settore delle colture tropicali e sub tropicali.

 

Ci sono alcune caratteristiche fondamentali da tenere in considerazione per avviare un impianto di successo.

 

Studio dell'area di interesse

Bisogna conoscere un minimo le condizioni pedoclimatiche sull'area in cui si intende creare il frutteto.

 

I parametri principali da considerare sono temperature massime e minime, umidità e tipo di suolo (percentuale di scheletro, argilla e sabbia, dotazione di macro e microelementi).

L'avocado infatti predilige terreni sciolti, quindi con una bassa percentuale di argilla e una percentuale più alta di sabbia. In modo da evitare eventuali ristagni idrici e infestazioni da fitoftora per cui la specie è particolarmente suscettibile.

 

L'acqua di irrigazione, la sua disponibilità e qualità

Queste caratteristiche sono fondamentali per la buona riuscita del frutteto perché l'avocado è una pianta che richiede quantitativi di acqua abbastanza importanti (leggermente superiore agli agrumi).

Ma altrettanto importanti sono la scelta dell'impianto di irrigazione (si deve prediligere un'irrigazione a goccia) e la conoscenza delle fasi fenologiche durante il ciclo colturale dell'albero in modo da intervenire in maniera più mirata e sostenibile possibile.

 

Qualità del materiale vivaistico

È fondamentale munirsi di portainnesti di varietà note e assicurarsi della salubrità del materiale quindi è buona regola rivolgersi a vivaisti specializzati.

La scelta del portainnesto e del nesto va fatta tenendo conto delle caratteristiche pedoclimatiche della zona; infine è bene scegliere materiale vegetale con un buon equilibrio vegeto produttivo, sempre rivolgendosi a fornitori professionisti.

 

Tecniche colturali

Una volta sistemato l'impianto bisogna applicare le giuste tecniche quali irrigazione a goccia, una corretta concimazione, potatura sia in fase di allevamento che in fase di produzione e le adeguate cure in fase di produzione.

 

Il panorama varietale

La varietà più rappresentativa e diffusa sul mercato è la Hass grazie alle sue caratteristiche organolettiche.  

Il frutto vira di colore durante la maturazione, passando da verde brillante a nero violaceo. Questo cambio di colore aiuta molto il consumatore a capire il grado di maturità del frutto al momento dell'acquisto, caratteristica che le altre varietà non possiedono.

 

Ricordiamo che l'avocado è un frutto che matura dopo la raccolta, quindi in shelf life, quando è già presente nei supermercati.

 

Per ampliare il calendario di raccolta si sono comunque costituite altre varietà molto importanti e diffuse anche in Italia, come per esempio la Bacón.

 

"Per motivi legati alla sua biologia fiorale (dicogamia sincrona) l'avocado è una pianta che necessita nello stesso appezzamento di due tipologie di piante (denominate A e B in funzione del momento di apertura del fiore) per poter produrre i frutti. Quindi, per esempio, insieme alla varietà Hass (la più diffusa e commercializzata) occorre inserire un'altra varietà (come Bacón o Fuerte): questa strategia permette sia la commercializzazione di diverse tipologie di frutti che il mantenimento di varietà diverse sul mercato vivaistico".

 

L'avocado è un tipo di coltura che ha bisogno di due tipologie di piante A e B per poter essere produttiva

L'avocado è un tipo di coltura che ha bisogno di due tipologie di piante A e B per poter essere produttiva

(Fonte foto: Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università di Palermo)

 

Anche se il panorama varietale è molto stabile, il miglioramento genetico continua a perseguire l'obiettivo di costituire nuove cultivar sempre più performanti, sia in termini produttivi sia per risolvere alcuni problemi causati da stress biotici ed abiotici.

 

Per esempio, la varietà Hass ha il problema della piccola pezzatura dei frutti. Il miglioramento genetico, quindi, sta cercando di selezionare nuove cultivar, simili all'Hass come qualità organolettica, ma con una pezzatura più grande.

 

Inoltre, continua Farina: "Le ricerche hanno anche l'obiettivo di trovare delle soluzioni per la suscettibilità ai marciumi radicali e a varie patologie che affliggono la pianta. Obiettivo che si realizza ricorrendo ai giusti portinnesti ma anche, negli studi più moderni, cercando possibili geni responsabili della resistenza".

 

La ricerca sta cercando di migliorare anche la shelf life del frutto e la difesa biologica in campo, per esempio con l'introduzione di nuovi parassitoidi.

 

Sottolineiamo comunque che in Italia, rispetto ad altri Paesi come la Spagna, gli studi sono ancora limitati perché l'avocado è ancora poco coltivato, soprattutto se comparato ad altre colture "storiche" come il melo o la vite.

 

Nuove innovazioni varietali e colturali del settore

Essendo, come dicevamo nel paragrafo precedente, una coltivazione ancora confinata a poche zone le innovazioni colturali e varietali sono ancora molte.

 

Attualmente le principali tra queste innovazioni sono l'introduzione di nuove cultivar e di nuovi portainnesti per ampliare la produzione nelle regioni borderline, gli studi sulla trasformazione degli scarti di coltivazione per incrementare l'economia circolare e gli studi sul meccanismo fisiologico della cascola.

La cascola è il fenomeno di caduta precoce dei frutti, che consente di non caricare troppo la chioma dell'albero ottenendo così pochi frutti ma di buona pezzatura alla raccolta. Il numero di cascole durante l'anno dipende da specie a specie: l'avocado ne fa due all'anno.

 

"Sullo studio fisiologico della cascola come Università di Palermo stiamo collaborando con l'Università Politecnica di Valencia". - continua Farina - "In generale la cascola è un meccanismo necessario alla pianta, in una pianta come l'avocado la seconda cascola in alcuni casi può essere molto elevata causando perdite di produzione. Stiamo studiando i meccanismi di natura che controllano la cascola dal punto di vista nutrizionale, ormonale e genetico"

 

Sebbene sia una coltura tropicale ha pur sempre un elevato fabbisogno idrico, il che diventa un problema nelle condizioni di siccità causata dal cambiamento climatico che ha colpito negli ultimi anni l'Italia intera e in particolare le regioni del Sud dove si concentrano le coltivazioni.

 

Una soluzione efficace potrebbe essere l'agricoltura di precisione. Lo studio delle fasi fenologiche è importantissimo per adeguare il fabbisogno irriguo della specie in ambiente Mediterraneo, insieme alla messa a punto di strategie di irrigazione, come quelle di deficit idrico controllato. Queste metodologie sono in grado di coniugare rese, qualità delle produzioni e risparmio di acqua di irrigazione.

 

"Nel mango stiamo sperimentando queste metodologie che stanno portando buoni risultati" riporta Farina.

 

La futura diffusione dell'avocado

A differenza di quello che si potrebbe pensare, l'aumento del numero di impianti e delle eventuali superfici non porterà allo scenario di una produzione ed una offerta 100% nazionale.

 

"Sia per la problematica dei suoli non adatti in tutte le zone sia per le problematiche legate alle temperature risulta chiaro che l'avocado è una specie che non si può espandere ovunque, neanche all'interno della stessa regione".

 

In Sicilia, per esempio, la coltivazione è diffusa nell'areale della costa tirrenica e della costa ionica. Man mano che ci si sposta verso l'interno della regione la coltivazione si fa sempre più scarsa fino a scomparire.

 

Essendo una coltura puntiforme ci sarà sempre un buon rapporto tra domanda e offerta

L'avocado è una coltura puntiforme e questo permette un buon rapporto tra domanda e offerta

(Fonte foto: Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università di Palermo)

 

Inoltre bisogna tenere in considerazione l'export: "l'offerta locale non può soddisfare la domanda nazionale in quanto deve già provvedere a quella europea ritenuta dai produttori più remunerativa".

 

C'è però un vantaggio: con questa diffusione puntiforme non si creerà un surplus di produzione, mantenendo così un buon rapporto tra la domanda e l'offerta a favore di prezzi più alti.

 

È difficile fare previsioni, ma per ora il futuro dell'avocado sembra promettente: "Nonostante la sempre presente concorrenza tropicale e spagnola, il prodotto made in Italy risulta essere di una qualità superiore grazie al particolare connubio tra clima e suolo, ad una catena di trasporto più corta, all'utilizzo di disciplinari di agricoltura biologica e ai numerosi controlli di filiera".

 

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