Si legge che dopo un incontro bilaterale fra l'autorità di gestione Psr (Piani sviluppo rurale) e la Regione Puglia per valutare lo stato di avanzamento di spesa dei fondi comunitari quest'ultima dovrebbe restituire all'Unione europea 100 milioni di euro. La situazione pare ingarbugliata e come tante cose italiane diventa difficile dirimere i fatti dalle polemiche, che diventano immediatamente politiche.
Dai dati pubblicati sia da Agea sia dalla Rete rurale emerge tuttavia che la Regione Puglia, pur spesso dotata di grandi budget, si trova spesso in posizioni di coda nella classifica della spesa di fondi comunitari da parte della Regioni. Da ricordare che a disposizione delle Regioni vi è un budget di "appena" 38 miliardi di euro da spendere entro il 2023 in finanziamenti Por (Programmi operativi regionali) e Pon (Programmi operativi nazionali) coperti dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e dal Fse (Fondo sociale europeo).
Nonostante siano oramai diverse le regioni italiane virtuose in tal senso è oramai un tormentone annuale leggere delle preoccupazioni della Commissione europea a riguardo della lentezza con cui l'Italia spende i fondi strutturali europei. A fine 2019 la capacità di assorbimento era del 28,3%, una delle più basse dell'intera Unione (fonte: Infodata - Il Sole 24 Ore).
Detto questo fateci parlare con un poco di buon senso (contadino): ma con tanti giovani cervelli in fuga dall'Italia c'è bisogno di fare queste figurette? Non sarebbe il caso di creare una Scuola nazionale per formare quadri (tanti) cha sappiano muoversi come lippe nella burocrazia europea? Le enormi cifre in ballo, ci pare, giustificherebbero ampiamente la spesa.
Prima di criticare l'Europa: usiamola.