I cultori della materia preferiscono chiamarle bevande alternative e non certo "latte di…", modo secondo i più scorretto per differenziare quelle tipologie diverse dal latte vaccino, caprino e d'asino.
Ma il fenomeno del comunemente noto latte di soia, latte di avena e latte di mandorla, quest'ultimo in forte ascesa, tanto che starebbe soppiantando, secondo le ultime tendenze, la bevanda a base di soia, non è sfuggito nemmeno all'Istat, che nel paniere dei prodotti presentato lo scorso febbraio ha appunto inserito le bevande a base di soia, riso e altri legumi o cereali, confermando che l'Istituto statistico nazionale si adatta con celerità ai cambiamenti dei consumi seguiti dalla società.

In parte per questioni di intolleranza vera o, più verosimilmente, presunta, in parte per la spinta di vegetariani e vegani, fatto sta che nel mistero più assoluto tali bevande vegetali hanno messo la freccia, segnando addirittura un +27% nel 2015, secondo le elaborazioni effettuate da Coldiretti sul Rapporto Coop.
Una crescita negli acquisti e nei consumi nonostante al consumatore costino all'incirca il doppio del latte vaccino alta qualità made in Italy e addirittura il triplo di quello a lunga conservazione.

Il fenomeno merita una riflessione e fa parte, appunto, di quei nuovi trend di consumo che non devono sfuggire alla filiera agroalimentare e ai produttori in campagna, quale opportunità per differenziare e incrementare i propri redditi. Con un azzardo, potremmo accomunare il boom delle bevande vegetali con la sempre maggiore richiesta di latte biologico; e francamente non sappiamo se l'organic milk "tira" perché sta prendendo sempre più piede una coscienza verde o, molto più semplicemente, funziona perché consumare bio fa figo ed è uno status symbol.

Alla ricerca di latti alternativi, se possiamo adottare questa espressione brutale, influiscono anche vere o presunte allergie, come detto, che spingerebbero una fascia di consumatori a non tradire il cappuccino, ma a sposarne la rivisitazione a base di latte di origine vegetale.
Senza parlare poi di quel movimento in crescita rappresentato da vegetariani e vegani, questi ultimi pari a circa l'1% della popolazione, ma con un notevole potere di influenzare i consumi.

Nastro del tempo indietro. Una volta, alcuni anni fa, il primo a partire fra i prodotti simili al latte vaccino era stato il latte di soia, alternativa forse più diffusa e conosciuta ai più.
Ma le nuove tendenze, oggi, dicono che tale prodotto stia perdendo terreno (non ultimo per i sospetti legati alle coltivazioni geneticamente modificate), soppiantato da altre tipologie come il latte di mandorla, che presenta quantità di grassi leggermente superiore al latte scremato: grassi insaturi, non dannosi per il corpo umano.

Chiaramente, le aziende dell'agroalimentare si sono adeguate per fronteggiare la domanda crescente. Lo rivela anche la rivista americana Food navigator, che cita la società di consulenza Frost & Sullivan, secondo la quale, appunto, "sempre più industrie lattiere cercheranno di espandersi nella categoria dei prodotti lattieri alternativi, per controbilanciare la stagnazione delle vendite di latte liquido e trarre vantaggio dalla crescita annuale complessiva del 15% registrata dai prodotti alternativi al latte".

Un'analisi che è scaturita dalle voci sulla multinazionale Danone, in procinto di acquistare la WhiteWave foods Co. per circa 12,5 miliardi di dollari. La WhiteWave ha generato nel 2015 un fatturato di 4 miliardi di dollari, anche grazie a marchi in espansione sia nel Nord America che in Europa di alimenti alternativi ai prodotti lattieri a base vegetale, biologici e Ogm-free.

Secondo Fortune Usa, il latte di soia ha perso terreno e le vendite del prodotto a marchio Silk del gruppo WhiteWave foods Co. sarebbero diminuite di oltre la metà, passando da 558 milioni di dollari nel 2008 a 242 milioni del 2015.
Al contrario, nel giro di cinque anni, fra il 2011 e il 2015, i valori delle vendite del latte di mandorla sono triplicati, toccando i 500 milioni di dollari lo scorso anno; Euromonitor ha individuato una dinamica rialzista (+150% circa) anche per il latte di cocco a marchio Silk, che ha raggiunto i 45,7 milioni di dollari.

Scenari indirizzati da una sempre maggiore attenzione ai trend di salute e benessere.
L'operazione Danone WhiteWave non è ancora andata in porto (si parla solamente di voci) ma allo stesso tempo c'è chi ha individuato movimenti di interesse nel segmento dei latti alternativi anche da parte di Nestlé, che per prepararsi a festeggiare i primi 150 anni di storia, nel 2017, ha annunciato l'intenzione di voler essere più innovativa che mai.