Al punto che - nel timore che il blocco del piano possa portare conseguenze ancora più gravi sull'agricoltura pugliese da parte della Ue, Agrinsieme Puglia ha preso posizione contro il provvedimento di sequestro degli olivi emesso dalla Procura della Repubblica di Lecce definito senza mezzi termini "incomprensibile".
E se dal ministero per le Politiche agricole non arrivano segnali di sorta, non si hanno più notizie dell’annunciato incontro tra il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, con il capo della Procura della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, finalizzato all’acquisizione dei documenti dell’inchiesta non soggetti a segreto istruttorio da inviare alla Commissione Europea.
Intanto, proprio da Bruxelles , il portavoce del commissario per l’Ambiente, la salute e la sicurezza alimentare, Enrico Brivio, manda a dire che la Commissione europea “non ha al momento alcuna indicazione del fatto che l’Italia le avrebbe comunicato dati sbagliati”. E che pertanto occorre continuare ad attuare il piano Silletti, anche con l’abbattimento delle piante infette.
Il silenzio di via XX Settembre è interpretabile in un sol modo: fair play istituzionale in attesa che il giudice per le indagini preliminari, Alcide Maritati, si pronunci a Lecce sul sequestro preventivo degli olivi da abbattere ai sensi dell’ultima ordinanza di Protezione Civile del commissario di governo Giuseppe Silletti.
Quest’ultimo, dato da più voci sul punto di dimettersi dall’incarico, ha dichiarato ieri al quotidiano Gazzetta del Mezzogiorno “Valuto le dimissioni”. Nulla ancora di deciso, ma la decisione potrebbe arrivare già nelle prossime ore.
Sullo sfondo di queste ultime vicende resta l'inquietante quadro probatorio dell’inchiesta che vede indagate dieci persone per reati ambientali, tra le quali lo stesso Silletti, e che capovolge sostanzialmente i termini scientifici della questione.
Per la Procura delle Repubblica di Lecce il disseccamento rapido dell’olivo non è causato dal batterio Xylella fastidiosa, che sarebbe presente in Salento, secondo i magistrati, da almeno 15–20 anni. In pratica l’emergenza non esiste e potrebbe essere stata creata ad arte per favorire l’illecito arricchimento di qualcuno con i fondi stanziati, questo il contenuto del secondo filone dell’inchiesta ancora in corso.
Infine, il pronunciamento del gip sui sequestri preventivi delle piante – richiesto dalla procura salentina per impedire il consumarsi del reato di deturpazione di paesaggio e previsto entro Capodanno – sarà solo la prima prova che l’impianto probatorio dell’inchiesta dovrà superare per affermare la sua validità.