Veneto
Biodiversità agraria, domande di finanziamento entro il 31 ottobre

 

La biodiversità e la sua tutela sono al centro dell'ottavo bando di attuazione del Programma di sviluppo rurale del Veneto, con specifiche misure di aiuto per interventi di conservazione, informazione e diffusione della biodiversità stessa. Le domande relative domande di finanziamento potranno essere presentate entro il 31 ottobre prossimo allo Sportello unico per l'agricoltura di Avepa.
"Lo scopo finale – ha sottolineato l'assessore all'agricoltura del Veneto Franco Manzato – è la costituzione di una 'Rete regionale della biodiversità' tra enti pubblici che operano su questo campo in ambito regionale. Di fronte alla diversità genetica che rappresenta una risorsa da preservare le logiche di mercato spingono agricoltori ed allevatori verso varietà standardizzate a più alto reddito: per fare in modo che possano diventare custodi della biodiversità è perciò necessario garantire una ragionevole redditività".
In proposito, il Psr ha previsto la Misura 214/f, alla quale vengono affiancate le azioni di caratterizzazione, raccolta, informazione e diffusione, promosse dalla Misura 214/h. Per questo tipo di attività possono essere attivati appositi "Programmi di conservazione", realizzati in rete, attraverso la costituzione di associazioni temporanee di imprese. Le risorse a disposizione con questo bando, attivato nell'ambito del Asse 2 – Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale, ammontano a 2 milioni di euro. Il livello dell'aiuto è pari al 100 per cento della spesa ammissibile.

Per maggiori informazioni si può consultare la pagina web del Psr veneto.


 

Toscana

Legname da biomassa, siglato un protocollo tra agricoltori ed enti locali

 

Regole certe e rigorose per l'approvvigionamento della biomassa legnosa. E' questo in sintesi il contenuto del protocollo d'intesa siglato a Firenze fra Cia Toscana e altre organizzazioni agricole e cooperative, con Anci (Comuni), Uncem (Unione dei comuni montani), Upi (Province), "per la definizione delle caratteristiche merceologiche della biomassa agroforestale da utilizzare negli impianti di teleriscaldamento e cogenerazione". Un traguardo che renderà più trasparente il mercato della biomassa per le piccole centrali presenti in Toscana. Si tratta del primo protocollo di filiera di questa tipo siglato in Italia.
"Si tratta di un risultato importante – ha commentato Marco Failoni, della Cia Toscana – per le finalità e i contenuti del protocollo. Si rafforza la filiera corta della Toscana, si valorizzano le risorse energetiche locali e si rilanciano anche i piccoli impianti a biomassa, che possono rappresentare la vera svolta, in positivo, per tutto il settore delle energie alternative in Toscana".
Il fornitore della biomassa deve garantire che il cippato provenga dalla cippatura di legno vergine (così come indicato nel T.U.A. D. lgs. 152/06 e smi) e dovrà alimentare una caldaia di potenza definita. Il fornitore del cippato si impegna a consegnare il biocombustibile entro il termine stabilito nella richiesta scritta. La quantità di cippato deve essere espressa in tonnellate e/o in metri cubi steri e il contenuto idrico di riferimento dovrà essere compreso in un range che sarà variabile secondo le specifiche tecniche dell'impianto installato. Così come il contenuto idrico, anche la pezzatura (dimensione massima ammessa delle scaglie di cippato) e il contenuto in ceneri, varia al modificarsi delle caratteristiche tecniche dell'impianto.
L'acquirente si impegna invece a ritirare la quantità di cippato pattuita nel contratto di fornitura con il soggetto fornitore. L'acquirente paga al fornitore un prezzo base indicativo di 85 euro/t con M30, franco centrale termica con valore del costo dell'energia pari a 25 euro/MWh. Il prezzo varia secondo il contenuto idrico del cippato consegnato secondo uno schema già definitvo dal protocollo (valido due anni). Il cippato quindi andrà pagato in funzione del suo contenuto energetico che varia secondo il suo contenuto idrico. Il prezzo del cippato potrà variare anche in funzione del quantitativo fornito, della pezzatura e del contenuto in ceneri.

 

Fonte: Cia Toscana

 

Emilia-Romagna
L'associazione "Gran suino italiano" diventa Organizzazione interprofessionale


Con l’iscrizione nell’elenco regionale si è concluso il percorso di riconoscimento dell’Associazione Gran Suino Italiano come Organizzazione interprofessionale regionale, effettuato ai sensi del Reg. CE 1234/07 e della L.R.24/2000. 
"Un riconoscimento importante per il consolidamento di positive relazioni di filiera nel comparto suinicolo della nostra regione che, anche recentemente, ha dovuto affrontare ripetute crisi di mercato – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura dell'Emilia-Romagna Tiberio Rabboni - Può rappresentare uno strumento significativo per facilitare i rapporti tra le diverse componenti, in particolare tra produzione agricola e trasformazione industriale, con la possibilità di coinvolgere anche la distribuzione commerciale”.
All’associazione “Gran suino italiano” aderiscono organizzazioni di produttori del settore, industrie di macellazione e di trasformazione sia private che cooperative, le organizzazioni professionali agricole più rappresentative. Il piano di lavoro della nuova organizzazione prevede attività di studio sulla filiera per orientare la produzione al miglioramento della qualità e ai fabbisogni del mercato, ma anche l’elaborazione di contratti tipo per i propri aderenti, in linea con la normativa comunitaria e in grado di promuovere regole in materia di certificazione etica e di responsabilità sociale dell’impresa. “Il riconoscimento dell’associazione Gran suino italiano, che segue quelle del “Distretto del pomodoro da industria – Nord Italia” e dell’Organizzazione interprofessionale della Pera – conclude Rabboni – rappresenta un'ulteriore tappa del percorso di consolidamento delle principali filiere emiliano–romagnole. La nostra Regione è caratterizzata dalla presenza di numerosi prodotti di “alta salumeria”, quali Culatello di Zibello, Prosciutto di Parma, Prosciutto di Modena, Cotechino e Zampone di Modena, Mortadella Bologna, Salame Piacentino, Coppa di Parma, Coppa e Pancetta Piacentine. La decisione degli allevatori, dei macellatori e delle industrie di trasformazione di dar vita a un organismo interprofessionale può certamente contribuire, grazie alla programmazione dell’offerta e all’ulteriore miglioramento della qualità delle carni, a valorizzare le nostre produzioni e a contenere le difficoltà di mercato che hanno ridotto in modo significativo i redditi degli allevatori”.

 

Campania
Tabacco, incontro tra produttori e Philip Morris

 

Eugenio Sidoli e Nicolas Dennis, rispettivamente presidente e vice presidente di Philip Morris Italia e i vertici di Ont (Organizzazione nazionale tabacco) Italia, hanno incontrato alcuni produttori tabacchicoli di Caserta e Benevento.
Per il presidente di Ont Italia e della Coldiretti Campania Gennaro Masiello, il contratto con Philip Morris Italia è innovativo perché "per la prima volta la maggiore manifattura per volume di vendita acquista il tabacco direttamente dai produttori". L'obiettivo di quest'anno, spiega Masiello, è quello di "creare le condizioni per la sostenibilità della coltivazione".

 


 

Lazio
Battesimo per il consorzio ovicaprino Co.pa.l

 

Battesimo anche a Frosinone per il Co.pa.l., il consorzio dei pastori del Lazio fondato da circa un mese dalla Coldiretti del Lazio
"Il nuovo consorzio – ha spiegato Paolo De Cesare, presidente di Coldiretti Frosinone, durante l'inaugurazione - non ha fini di lucro e si pone come obiettivo principale la commercializzazione dei prodotti del mondo della pastorizia".
"Questo deve essere il modello da seguire per porre sul mercato una sinergia utile a dare risposte anche ai consumatori – ha proseguito Mauro Delfini, neo presidente del Co.pa.l. – Proprio in questa direzione stiamo valutando la possibilità di presentare il nostro prodotto anche nelle mense di scuole e Comuni". "L'obiettivo – ha aggiunto De Cesare – è sostanzialmente quello di garantire uno strumento economico direttamente gestito dai produttori ovicaprini, in modo che riescano a valorizzare al meglio le proprie produzioni riappropriandosi del valore aggiunto della commercializzazione".
"Dopo una prima fase dedicata alla vendita delle carni – ha concluso De Cesare – il Consorzio ha intenzione di intraprendere anche iniziative per il ritiro e la commercializzazione del latte e della lana".