L’anguria attualmente viene pagata al produttore 11 centesimi al kg (ma anche meno con quotazioni che scendono sino a 5 cent/kg e con buona parte del prodotto che non viene nemmeno raccolto). Il prezzo all’ingrosso sale a 0,25 cent/kg (più che raddoppiato). Al consumatore viene venduto a 60/70 cent/Kg, ovvero sei volte il prezzo pagato al produttore. Lo sottolinea Confagricoltura analizzando i dati forniti da SMS Consumatori in collaborazione con Ismea e ministero per le Politiche agricole. Il 29 luglio in un negozio di Reggio Emilia - segnala in particolare l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - SMS Consumatori ha rilevato un prezzo al consumo di 1,80 euro/kg.
Per le pesche noci (nettarine) il prezzo all’origine, osserva Confagricoltura, è di 34 centesimi a Kg ma produrlo costa al frutticoltore 45 centesimi, quindi c’è una perdita secca di 11 cent/kg. Il prezzo all’ingrosso è di 71 centesimi/Kg (anche in questo caso più che raddoppiato). Il prezzo di vendita va da 1,90 euro/kg della GDO, a 1,92 al mercato, a 2,29 nel negozio specializzato. Quel chilo di nettarine che era stato pagato al produttore 34 centesimi, il 29 luglio in un negozio a Reggio Emilia è stato posto in vendita a 4 euro al kg.
“Possibile - si chiede Confagricoltura - che il prezzo finale di vendita non possa essere contenuto in modo da incentivare i consumi di frutta e permettere ai frutticoltori di vendere il prodotto che resta in campo? Possibile che nei passaggi ci debbano essere aumenti così vertiginosi?”.
“Per rilanciare i consumi servono senz’altro campagne informative e promozionali indirizzate ai consumatori e dirette a sottolineare la bontà e la salubrità della frutta. Ma serve anche - conclude Confagricoltura - l’impegno condiviso di tutta la filiera a salvaguardare e rilanciare il comparto”.
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Fonte: Confagricoltura