"Che i numeri fossero elevati lo sospettavamo, ma non pensavamo che si potesse trattare di quattro, cinque milioni di bottiglie di falso Asti Docg, per le quali partiranno subito azioni giudiziarie per chiederne il ritiro dal mercato". Lo ha detto il presidente del Consorzio per la tutela dell'Asti Docg, Paolo Ricagno, durante una conferenza stampa nella sede del Consolato generale d'Italia in Russia, durante la quale ha illustrato le azioni legali intraprese dal Consorzio contro le aziende russe che producono falsi spumanti Asti.

Cia: 'Basta con le rapine alimentari!'

"La notizia delle 5 milioni di bottiglie di falso Asti Docg sul mercato russo riapre l'annosa questione dell'agropirateria internazionale nei confronti del made in Italy, un business che vale 60 miliardi di euro l'anno e che provoca danni ingenti all'intera filiera agroalimentare nazionale". Lo sottolinea la Cia, Confederazione italiana agricoltori che commenta le stime sugli spumanti "taroccati" nel mercato russo diffuse dal consorzio dell'Asti Docg. 

"Bisogna dire basta - sostiene la confederazione - e reagire duramente a questa 'rapina' quotidiana. Ecco perché ci schieriamo al fianco dei produttori di uva e, in particolare, del Consorzio per la tutela dell'Asti Docg, che si appresta ad intraprendere azioni legali per tutelare il brand dai tarocchi russi". 

"Siamo di fronte - spiega la Cia - ad un immenso supermarket dell'agro-scorretto, del 'bidone alimentare', dove a pagare è solo il nostro Paese, visto che a livello mondiale non esiste una vera difesa dei nostri prodotti certificati e garantiti". 

"Per mettere un freno a questo fenomeno - conclude l'associazione agricola - servono: interventi finanziari per sostenere l'assistenza legale; l'istituzione di una 'task-force' contro le falsificazioni; la creazione di un registro di prodotti alimentari certificati da tutelare in maniera multilaterale; sanzioni più severe e regole chiare ed affidabili sull'etichettatura".