Sono numerose le tipologie di allevamento dei suini.
Quelli a ciclo chiuso, ove ogni fase si sviluppa all'interno della stessa azienda e quelli a ciclo aperto, specializzati in una o più fasi dell'allevamento.
Ecco allora gli allevamenti da riproduzione, dove si arriva sino allo svezzamento dei suinetti (7 chili in media).
A volte può essere separata dalla fase successiva, per la produzione di "lattoni", animali già svezzati e portati ai 40 chili di peso.
Infine l'ingrasso vero e proprio, che porta l'animale al suo peso finale, nel caso del suino pesante del circuito tutelato a 160 chili e oltre.


Un nuovo indice

Ognuna di queste "formule" di allevamento ha un diverso approccio con il mercato ed esigenze diverse in tema di informazione sull'andamento dei mercati.
E' tenendo conto di questa realtà che il Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali, ha ritenuto opportuno apportare alcune importanti modifiche al metodo di analisi dei mercati.
Cambia di conseguenza anche l'indice di redditività degli allevamenti, ora calibrato in funzione delle diverse tipologie di allevamento.


Lo svezzamento

Partendo da questa nuova "formula", la redditività della fase di svezzamento, quella dove il suinetto viene portato al peso di 7 chilogrammi, risulta nel mese di gennaio in aumento.
In dettaglio l'indice Crefis per questo segmento segna un più 16,3% rispetto a dicembre (dato congiunturale) mentre la variazione tendenziale, ovvero anno su anno, è positiva e pari a +4,8%.
La ragione di questo andamento è soprattutto nel mercato dei suinetti: il prezzo dei capi da 7 kg è arrivato a 53,583 euro/capo per una variazione congiunturale del +18%; anche la variazione tendenziale è in netto aumento e ha raggiunto +20,3%.


Accrescimento e ingrasso

Passando alla fase successiva, ovvero quella dell'accrescimento, dove i capi in due mesi vengono portati da 7 a 40 kg, si registra anche in questo caso un aumento dell'indice di redditività mese su mese dell'11,5%; e +4,7% su base tendenziale.
Questo nonostante la crescita dei costi per l'alimentazione degli animali.

Infine, analizziamo i dati relativi all'ingrasso, l'ultima fase che caratterizza il ciclo aperto.
L'indice Crefis mostra un aumento congiunturale della redditività dell'1,2%; una dinamica dovuta al costo basso dei suini da 40 kg acquistati a inizio attività, nonostante i prezzi dei suini da macello pesanti siano calati a gennaio.
i capi destinati al circuito tutelato, infatti, hanno fatto registrare una quotazione in discesa del 4,4% rispetto al mese precedente, mostrando un prezzo di 1,573 euro/kg, mentre la redditività a livello tendenziale resta in calo dell'1,2%.

Per il ciclo chiuso, che contempla tutte le fasi di allevamento, la redditività in gennaio si è mostrata in calo sia a livello congiunturale (-5,9%) che tendenziale (-2,7%).
Ciò a causa della concomitanza di prezzi bassi dei suini pesanti riscontrati a inizio anno ed elevati costi delle materie prime per l'allevamento.


Macelli

Anche per quanto riguarda il segmento della macellazione, Crefis ha aggiornato l'indice di redditività, rivedendone le modalità di calcolo al fine di ottimizzare e rappresentare meglio il peso dei diversi tagli di carne suina fresca.
Nel dettaglio, possiamo rilevare che, sempre a gennaio, questo segmento ha beneficiato della diminuzione delle quotazioni dei capi da macello pesanti in concomitanza con l'aumento dei prezzi di alcuni tipi di tagli di carne fresca (eccetto i lombi).
L'indice Crefis di redditività è dunque aumentato del 4,1% su base congiunturale; a livello tendenziale invece la situazione è ancora sfavorevole (-9,4%).

Dal punto di vista del mercato, a gennaio i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a prodotti Dop risultano in salita rispetto al mese precedente del 2,1%, raggiungendo i 5,013 euro/kg. Anche la variazione tendenziale è positiva e pari a +31,3%.
Stesso andamento per quanto riguarda la quotazione delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto generico aumentate a livello congiunturale e sempre a gennaio del 2,2%, per un prezzo di 4,213 euro/kg.
Anche in questo caso la variazione tendenziale è più che positiva: +32,2%. Diversa dinamica ha riguardato i lombi: il Taglio Padova è calato del 4,3% rispetto al mese precedente, scendendo a 3,325 euro/kg; mentre per il Taglio Bologna si è assistito a una diminuzione a livello congiunturale del 5,1%, per una quotazione di 3,288 euro/kg.
Ma le variazioni tendenziali sono risultate positive per entrambi i prodotti: +6,8% e +13,9%, rispettivamente.


La stagionatura

Infine, passando al segmento della stagionatura possiamo rilevare una sostanziale stasi nell'andamento della redditività a livello congiunturale per il Prosciutto di Parma (+0,05%) ma con un indice ancora in netto aumento a livello tendenziale: +33,2%.
Diversa la situazione per il prosciutto non tutelato: la redditività, in gennaio, è in calo del 4,4% mese su mese e ancor più a livello tendenziale: -24%. Da ciò risulta che il differenziale di redditività tra il prodotto Dop e quello non tipico è ulteriormente aumentato a favore del primo (+39,9%).

Il mercato dei prosciutti stagionati della tipologia pesante, in gennaio, ha visto il prodotto Dop raggiungere una quotazione media mensile di 9,300 euro/kg, con un aumento congiunturale dello 0,4% e una variazione tendenziale che ha segnato +18,5%.
Ferme le quotazioni del prosciutto generico: 6,275 euro/kg per una variazione anno su anno del +1,6%.