Ancora in calo il prezzo dei suini. E accade per il quarto mese consecutivo, confermando un trend iniziato in gennaio e proseguito senza soluzione di continuità sino a tutto aprile.
Il timore che si stia aprendo una nuova stagione di crisi assilla gli allevatori, che al contempo vedono aumentare i costi delle materie prime per l'alimentazione.

Le conseguenze si fanno sentire sull'indice di redditività degli allevamenti calcolato dal Crefis, il Centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
Le analisi del Crefis confermano infatti per questo indice una caduta del 15,9% rispetto a marzo (variazione congiunturale) e un meno 4,1% rispetto ad aprile 2019 (variazione tendenziale).


Giù il prezzo

In particolare, in aprile il prezzo medio mensile dei capi pesanti destinati al circuito tutelato è sceso a 1,302 euro/kg, segnando -14,7% su marzo.
Anche la variazione tendenziale è sfavorevole, ma l’eredità dell’elevato livello dei prezzi dei suini raggiunto nella seconda parte del 2019 ne limita il valore negativo a -0,4%.

Calano anche le quotazioni dei suini pesanti destinati al circuito non tutelato, che ad aprile sono scese a 1,203 euro/kg: -15,5% su base congiunturale e -3% su base tendenziale.

Sempre ad aprile una forte battuta d’arresto è stata registrata anche per i suini da allevamento.
In particolare il prezzo della tipologia “30 kg” è calato -14,2% rispetto a marzo, raggiungendo 3,326 euro/kg; la variazione tendenziale è però positiva (+17,5%) anche se è facile prevedere che non lo resterà per molto, dato il forte trend ribassista delle ultime settimane.


Migliorano i macelli

La discesa dei prezzi dei suini da macello ha favorito, dal lato dei costi, l’andamento dell’indice di redditività dell’industria di macellazione.
Tanto che ad aprile l’indice segna +11,9% rispetto a marzo, ma solo un ben più modesto +1,9% rispetto ad aprile dello scorso anno.

A sostenere l’indice di redditività ha concorso anche l’andamento positivo del prezzo dei lombi freschi, che in aprile – nella variante “Taglio Padova” – ha fatto registrare un valore di 4,110 euro/kg (+4,7% a livello congiunturale e +1,9% a livello tendenziale).

Al contrario, continuano a scendere le quotazioni delle cosce fresche pesanti, prodotto principale della macellazione.
Quelle destinate a prosciutti Dop raggiungono una quotazione di 3,444 euro/kg, ovvero -5,1% su marzo e -3,8% su aprile 2019; quelle destinate a produzioni non tipiche arrivano a 2,882 euro/kg: -17,1% e -9,2% le due variazioni rispettivamente congiunturale e tendenziale.

I macelli, tuttavia, a causa dell’emergenza Covid-19 hanno ridotto in misura sensibile (fino a più del 30%) le loro attività produttive sia a marzo che ad aprile, con effetti decisamente negativi sui loro risultati economici.
 

Stabili i prosciutti

A valle della filiera, la fase della stagionatura dei prosciutti replica, anche ad aprile, lo schema visto negli ultimi mesi. Ovvero, l’attuale stabilità dei prezzi dei prosciutti pesanti stagionati a livelli particolarmente bassi, è controbilanciata, fino ad ora, dai bassi costi sostenuti dodici mesi prima per l’acquisto delle cosce fresche; ciò ha portato a un leggero aumento dell’indice Crefis di redditività, che segna +1% su base mensile e +36% su base annua.

È invece sfavorevole la remuneratività della stagionatura dei prosciutti pesanti generici, ma solo a livello congiunturale (indice Crefis a -5,7%), dove ha pesato l’elevato costo iniziale delle cosce fresche.
Grazie a queste opposte dinamiche, in aprile, il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle generiche si è ampliato a favore delle prime, raggiungendo +32,8%.

Resta invece fisso a livelli particolarmente bassi il prezzo sia del Prosciutto di Parma Dop pesante a 8,050 euro/kg, che quello dei prodotti generici a 6,275 euro/kg (+4,6% su aprile 2019).