Nei rinnovi contrattuali in vista del nuovo anno, il latte estivo – quello consegnato tra marzo e agosto, nei mesi di maggiore produzione di mozzarella di bufala campana Dop - può anche superare 1,50 al litro, una cifra ritenuta dai trasformatori "a rischio", perché difficile da trasferire sulla fase di consumo, e che quindi potrebbe semplicemente tagliare i margini dei caseifici.
E se da Assolatte arrivano inviti alla moderazione nei prezzi, le organizzazioni sindacali agricole, al momento, tacciono. Sullo sfondo c'è una storia di successo: la produzione di mozzarella di bufala Campana è cresciuta, tra il 2007 e il 2017 del 37% e l'export addirittura del 150%. Tutti elementi che indicano una domanda in ascesa per il latte che oggi trova negli allevamenti investimenti non dello stesso passo.
AgroNotizie ha intervistato sul tema Angelo Coletta, direttore generale di Ris bufala - Ricerca innovazione e selezione per la bufala, una nuova struttura a cui il Mipaaft ha riconosciuto la gestione del nuovo Libro genealogico della bufala mediterranea italiana e che, a Caserta, si occupa di genetica bufalina.
Secondo Coletta il prezzo è condizionato da una fase di scarsità relativa del latte, frutto dell'andamento non lineare delle rimonte e, al tempo stesso, della crescente domanda di latte bufalino da parte dei trasformatori, che trova un argine preciso nelle norme sulla tracciabilità di filiera.
Il messaggio è che servono investimenti e che nel tempo il prezzo del latte andrà a stabilizzarsi, ma comunque su valori piuttosto elevati e improntati a dinamismo.
Dottor Coletta è vero, come qualcuno asserisce, che siamo in presenza di una scarsità di latte di bufala in area Dop, in particolare a Caserta, legata ad una diminuzione dei capi allevati?
"Tutt'altro, la popolazione bufalina è in aumento, anche se il latte non è aumentato molto, anzi, potremmo attraversare una fase di scarsità relativa".
Spieghiamo meglio, cominciamo dalla popolazione, sta veramente aumentando, contrariamente a quello che si dice?
"Dalle nostre elaborazioni sull'Anagrafe bufalina, la banca dati nazionale tenuta dall'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise, l'andamento della popolazione bufalina anche nel 2018 ha fatto un passo avanti rispetto agli anni precedenti; infatti per la prima volta quest'anno in Italia si è superata la soglia dei 400mila capi".
"La popolazione continua a crescere, ma la produzione di latte nel 2019 presumibilmente si attesterà sugli stessi livelli dell'anno 2018 a livello nazionale. Perché sono uscite dalla popolazione le categorie di bufale più vecchie, mentre tendenzialmente sono aumentate le categorie degli animali più giovani. Ma alcune di queste sono troppo giovani per partorire e iniziare la produzione di latte nel 2019".
Lo stesso dato si registra in area Dop, con particolare riferimento alle province campane, al basso Lazio e Nord Puglia?
"Focalizzando l'attenzione nell'area Dop dalla mozzarella di bufala campana, se i dati di popolazione non dovessero subire oscillazioni per future compravendite, si prevede che la provincia di Caserta tenderà, nella migliore delle ipotesi, a produrre la stessa quantità di latte del 2018 o ci potrebbe essere una leggera flessione.
Tale diminuzione potrà essere compensata dalle migliori previsioni che si dovrebbero realizzare in provincia di Salerno ed in provincia di Latina, mentre invariata dovrebbe essere la provincia di Frosinone".
Facciamo un esempio sul come si è andata a creare questa situazione – più capi e stessa o minore quantità di latte - che potrebbe apparire quasi paradossale?
"Sempre ritornando alle nostre elaborazioni sui dati dell'Anagrafe bufalina di Teramo, nella popolazione della provincia di Caserta un altro dato da guardare con interesse è rappresentato dagli animali da 0 a 12 mesi nei diversi anni; dall'analisi dei dati è facile scorgere che alla fine del 2012 c'erano circa 20mila capi così come a fine 2013; ma a fine 2014 i capi di queste categorie sono stati circa 18mila così come nel 2015, per poi arrivare nel 2016 e 2017 sui 21mila capi".
"Ovviamente la contrazione di quei 4mila capi, 2mila nell'anno 2014 e 2mila nel 2015, si riflette sui dati di fine 2018 dove questi animali mancanti (circa 4mila capi) avrebbero avuto un'età compresa tra i 36 e i 60 mesi, quindi in piena età produttiva. Eppure la popolazione femminile, con il chiudersi dell'anno 2018, porta ad un saldo positivo con l'aumento di qualche migliaio di capi, attestandosi sui circa 370mila capi.
Il motivo per il quale Caserta produrrà più o meno lo stesso latte del 2018? La risposta sta nell'aumento di animali nelle categorie da 0 a 36 mesi di età, dove c'è un saldo positivo di circa 7mila capi in Italia: di questi a Caserta ne troviamo però solo 2-3mila, dei quali solo un piccolo numero entreranno in produzione nel 2019".
Intanto il prezzo del latte è già aumentato, lei crede che in questa situazione aumenterà ancora?
"Il miglioramento del management aziendale e il contributo del miglioramento genetico hanno sicuramente contribuito a favorire un maggiore margine sul prezzo del latte prodotto, ma il reale fattore determinante che ha contribuito ad aumentare il prezzo del latte alla stalla in area Dop è da attribuire, senza ombra di dubbio, alle norme sulla tracciabilità del latte, e fino a quando tali norme non saranno eluse o cambiate il mercato continuerà a conservare la sua sana dinamicità, in relazione alla domanda di mozzarella, che è da sempre in continua crescita".