Sono passati quasi 70 anni da quando, il 20 agosto 1944, venne fondata a Roma l'Associazione italiana allevatori. Oggi il settore zootecnico ha avuto uno sviluppo che all’epoca sarebbe sembrato fantascientifico, ma per Aia e il Sistema allevatori è un momento di grande rinnovamento e di profonda riorganizzazione. Una ristrutturazione che ormai può considerarsi conclusa in tutta Italia, necessaria per far fronte al dimezzamento dei finanziamenti al settore imposti dalla spending review.

Ruolo attivo
“Sono stati anni difficili - ha detto ol presidente Aia, Pietro Salcuni intervenendo a Roma all’assemblea dell’Associazione – ma, grazie alla regionalizzazione che abbiamo introdotto e alla razionalizzazione dei costi, siamo riusciti a mantenere inalterati i servizi agli allevatori, nonostante il drastico calo delle risorse disponibili. Vogliamo anche valorizzare l’importanza del nostro ruolo non solo per il miglioramento genetico e la selezione, ma a favore di tutta la filiera agroalimentare, alla quale, in virtù della nostra presenza costante negli allevamenti possiamo garantire una tracciabilità senza precedenti, certi che potremo contribuire con i nostri tecnici ed ispettori a dare ulteriori certezze al consumatore, riducendo il rischio di frodi proprio grazie ai nostri controlli. D’altro canto già oggi il 78,4% del latte commercializzato in Italia viene da stalle iscritte ai Libri genealogici e Aia ha le carte in regola per offrire una trasparenza totale”.

Struttura solida
Il Sistema allevatori oggi gestisce una banca dati unica dei controlli funzionali, svariate banche dati dei Libri genealogici, 12 centri genetici, un laboratorio di genetica molecolare, 22 laboratori per le analisi del latte e un laboratorio che gestisce gli standard di riferimento per le analisi del latte. Un patrimonio di conoscenze e professionalità che ha permesso all’Italia di migliorare le prestazioni del proprio patrimonio zootecnico, assicurando alla filiera agroalimentare prodotti di alta qualità su cui poter costruire quella reputazione internazionale che il mondo ci riconosce.




Pietro Salcuni, presidente Aia

“Gli investimenti che il ministero delle Politiche agricole ha destinato al settore in questi anni - commenta Salcuni - hanno reso possibile la nascita di un modello organizzativo che garantisce una qualità ed una affidabilità nella raccolta del dato che è particolarmente apprezzata a livello internazionale, come dimostrano le certificazioni rilasciate dall’Icar, l’ente che regola queste attività a livello mondiale”. Un sistema che assicura anche la necessaria indipendenza fra la fase di raccolta dei dati e la fase di stima del valore genetico degli animali.
“Non dimentichiamo – ha ricordato il presidente Aia - che il nostro modello di miglioramento genetico, capace di valorizzare la linea femminile, ha fatto crescere tutto il patrimonio zootecnico italiano, a differenza del modello americano che prevede invece pochi iscritti. Un modello, il nostro, che è stato scelto dalla Cina come riferimento per lo sviluppo della sua zootecnia”.

Investire sulla biodiversità
Grazie a questo sforzo collettivo l’Italia ha gli strumenti per promuovere non solo lo sviluppo del patrimonio zootecnico, ma anche per tutelare la biodiversità di cui il nostro Paese è ricco e che rappresenta un tesoro da preservare per le future generazioni.  “Per noi  - ha detto Salcuni – la biodiversità è un investimento culturale, tecnico ed economico. Non è una moda, ma è un modo di esistere che ci appartiene da sempre e che oggi è in linea con le richieste dell’Unione europea. C’è un aspetto - puntualizza Salcuni - che mi sta a cuore: il Sistema allevatori è un patrimonio a disposizione di tutta la collettività, che ha raggiunto i livelli di eccellenza attuali in 70 anni di attività. Un patrimonio che gli allevatori italiani mettono da sempre a disposizione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo, dando vita a progetti di cooperazione internazionale di successo come ad esempio è accaduto in Uganda, Turchia, Spagna, Tunisia, Eritrea. Non siamo chiusi in noi stessi, ma siamo naturalmente aperti verso il mondo”.




Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti

Programmazione finanziaria
Il finanziamento dell’attività di miglioramento genetico è alla base di tutte le attività del Sistema allevatori e, secondo quando previsto dalla normativa vigente, compete al ministero per le politiche agricole per quanto riguarda l’attività di tenuta dei Registri e dei Libri genealogici, mentre compete alle Regioni per quanto concerne le attività relative ai controlli funzionali, impegno a cui le Regioni fanno fronte in gran parte con fondi all’uopo trasferiti dallo Stato e in parte con risorse proprie.
“Purtroppo - ha continuato il presidente Aia - le risorse che il ministero eroga non sono sufficienti per coprire i costi dei programmi di miglioramento genetico e quindi le risorse mancanti sono reperite attraverso una sempre maggiore contribuzione diretta degli allevatori. Ma per assicurare al mondo zootecnico e alla filiera agroalimentare quella necessaria spinta propulsiva, indispensabile per avere un livello di competitività adeguato alle richieste di un mercato sempre più selettivo e rapido nei suoi cambiamenti, occorrono risorse maggiori di quelle attuali”. 
Una scelta strategica per il Sistema Italia, che nasce dall’implementazione di un’assistenza tecnica sempre più qualificata e mirata, che avrà ricadute positive non solo sugli allevamenti a presidio del territorio, ma anche sulla tutela dell’ambiente e sulla biodiversità.

Facciamo la differenza
“Se non ci fosse il Sistema Allevatori - si è chiestode Salcuni - come sarebbe la zootecnia italiana? Cosa succederebbe se per produrre una Dop non ci fossero animali selezionati per quello specifico prodotto (un prosciutto, un formaggio) e se non esistesse un sistema di allevamento specializzato? Ma cosa accadrebbe alla biodiversità zootecnica senza il presidio degli allevatori? E soprattutto come può la società coniugare le esigenze alimentari di una popolazione in crescita con la sostenibilità ambientale? Aia è la risposta a queste domande.
Ecco perché
- ha concluso Salcuni - riconoscendo la necessità di mantenere e far crescere il nostro Sistema e tutta la sua struttura, diventa determinante disegnare una strategia da qui al 2020, tenendo ben presente che i tempi di noi allevatori non sono quelli degli speculatori che giocano in borsa, ma richiedono una pianificazione a lungo termine. Gli allevatori non delocalizzano e rappresentano un investimento per tutto il Paese”.

Obiettivi  condivisi
Temi cari anche al ministro delle Politiche agricola Maurizio Martina, che pur non potendo partecipare ai lavori di Aia per impegni istituzionali,  ha però voluto inviare il proprio pensiero all’assemblea.
“Il settore zootecnico - ha  ricordato Martina nel suo indirizzo di saluto - rappresenta una parte fondamentale del tessuto produttivo del nostro Paese, va sostenuto e sviluppato. Abbiamo pensato ad un piano strategico per il settore che sfrutti anche i 210 milioni di euro previsti nel budget degli aiuti accoppiati, che dovranno servire per la crescita della filiera. Abbiamo inserito premi diversificati per il sostegno a produzioni di qualità, per il miglioramento genetico e per le zone di montagna. Dobbiamo procedere con interventi mirati, senza perdere tempo e risorse, sia sul comparto del bovino da latte che su quello da carne, sul settore ovi-caprino e sul comparto bufalino.
Abbiamo chiuso rapidamente l’accordo con le Regioni sulla Pac proprio per intervenire tempestivamente.  Il nostro obiettivo - continua la nota del Ministro - è di agire in sintonia con le priorità della politica di sviluppo rurale, muovendoci su alcune importanti direttrici: selezione genetica, sanità animale e benessere degli animali, salubrità e sicurezza dei prodotti,  tracciabilità e rintracciabilità,  protezione dell’ambiente. Sono convinto – ha concluso il messaggio di Martina - che sia necessaria un’azione di riorganizzazione per rilanciare l’intero comparto, che sfrutti strumenti legislativi in grado di dare risposte concrete. Lavoriamo insieme per valorizzare la grande tradizione zootecnica del nostro Paese e per la tutela della biodiversità che rappresenta un tratto distintivo per l’Italia”.

Moncalvo: “da Coldiretti un impegno concreto”
“La nostra organizzazione è in prima fila per dare un concreto supporto al vostro comparto, agli imprenditori zootecnici e al Sistema allevatori”. Così Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti, ha iniziato il suo intervento all’assemblea.
Nelle ultime settimane sono stati numerosi i tavoli su cui la Coldiretti si è battuta riportando risultati concreti per il settore, dal piano nazionale sulla biodiversità, all’applicazione nazionale della futura Pac e in particolare dei premi accoppiati. Tra le sfide aperte - ha sottolineato ancora Moncalvo - i futuri Psr (“vigileremo nelle singole Regioni affinché siano previste misure specifiche a favore degli allevatori e del Sistema allevatori”) e la riforma della Legge 30/91 sulla tenuta dei Libri genealogici (“ci batteremo affinché sia un unico ente a gestirli”), ma anche la revisione della direttiva nitrati e la difesa del vero made in Italy (“il tema dei temi”), la semplificazione burocratica e il lancio, con il supporto tecnico di Aia di nuovi progetti economici.
“Regole più vivibili, tutela del made in Italy e prezzi più consoni alle fatiche di chi lavora in allevamento: queste le direttrici del nostro intervento” ha concluso Moncalvo.