Riguardo alla perdurante crisi della filiera cunicola italiana, la 'Commissione per le petizioni' del Parlamento Ue, presieduta dal Erminia Mazzoni, oltre ad intervenire sulla assurda esclusione delle carni di coniglio dall’obbligo di etichettatura di origine, nelle note ufficiali inviate tra gli altri al Commissario per la Concorrenza Joaquin Almunia e al presidente dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà, ha avanzato rilievi in materia di antitrust che presenta per il settore cunicolo aspetti controversi.

L’Agcm italiana, Autorità garante della concorrenza e mercato, ha infatti inviato una nota alle Camere e al Governo, auspicando un esame in senso proconcorrenziale dell’attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione nel comparto cunicolo, al fine di adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza. Ciò in aperta contraddizione con il suo recente pronunciamento con il quale aveva ritenuto che non sussistano i presupposti per un intervento ai sensi della normativa antitrust nazionale o comunitaria, nonostante il parere opposto già espresso dai dirigenti della Dg Concorrenza della Commissione europea in occasione della precedente audizione.

Peraltro, fa notare l’Anlac, il consolidato orientamento della Corte di Giustizia europea, secondo il quale gli Stati membri dell’Unione non possono adottare o mantenere in vigore norme che possano rendere praticamente inefficaci le regole di concorrenza del Trattato applicabili alle imprese, ha sancito l’obbligo degli Stati membri di abrogare una norma nazionale contrastante con il diritto comunitario.

“E' dunque questo il momento giusto – ha dichiarato con soddisfazione Saverio De Bonis, presidente dell’Anlac – per dare nuove regole al mercato nel comparto cunicolo, superando finalmente le logiche discrezionali delle attuali borse merci”.