Propoli come sostanza di base: i dubbi dell’Efsa

Chi di voi non ha mai usato la propoli contro mal di gola, raffreddore o influenza? Questo miracoloso derivato dell’apicoltura sembra non avere controindicazioni e le proprietà antibatteriche, antimicotiche e antivirali dei suoi componenti (specialmente i flavonoidi) sono sfruttate quotidianamente da milioni di persone in tutto il mondo. La notizia della presentazione della domanda per l’autorizzazione di un derivato della propoli come sostanza di base per i trattamenti in post raccolta delle banane contro numerose patologie fungine e batteriche è di notevole interesse non solo per gli operatori della filiera del biologico, in quanto una soluzione “naturale” per la difesa delle derrate alimentari colmerebbe una lacuna importante di questo settore.
 

Non basta dire propoli

La domanda della società Pollenergie è stata presentata alla Commissione Ue nel 2017 e la documentazione a supporto è stata affidata all’Efsa che ne ha coordinato la discussione con i 28 Stati membri. Nella relazione conclusiva, appena pubblicata sul portale dell’agenzia di Parma, sono presenti alcune criticità quali la classificazione del prodotto come sensibilizzante cutaneo, alcuni riferimenti bibliografici che ne evidenziano il potenziale genotossico e altri che ne ventilano una possibile azione di interferente endocrino.
A nulla sono valsi i commenti del notificante – pieni di punti esclamativi – volti a evidenziare che la propoli è usata da secoli in tutti i settori: il principio di precauzione non si può applicare solo quando conviene e, poiché non sono stati prodotti robusti studi scientifici per smentire le “pulci nell’orecchio” emerse dall’analisi della bibliografia, questi punti sono rimasti insoluti e licenziati con la tipica frase dell’Efsa: con la documentazione attualmente disponibile non possiamo escludere che il prodotto abbia proprietà genotossiche e sia un perturbatore endocrino. Una valutazione così avrebbe ucciso qualunque prodotto chimico, basta vedere lo stillicidio di mancati rinnovi comminati negli ultimi tre anni.
Ma non è detta l’ultima parola: l’Efsa ha fatto la sua parte di “risk assessor” ma è la commissione che prende le decisioni e potrebbe proporre agli Stati membri di inserire ugualmente questo derivato del propoli tra le sostanze di base, giudicando che i rischi evidenziati dal suo organo tecnico sono tutto sommato accettabili, basandosi quindi sul “peso dell’evidenza” e, forse, anche sul buon senso.
 

Rameici, forse è la volta buona!

La commissione Ue vuole chiudere l’argomento rame prima di Natale: ha infatti convocato una sessione straordinaria dello Scopaff il 27 novembre per votare il rinnovo dell’approvazione Ue del rame come prodotto fitosanitario. Sembra infatti che l’ultima versione della proposta di rinnovo incontri il consenso della maggioranza degli Stati: si parla di una scadenza di sette anni (contro i cinque inizialmente proposti) e della possibilità di sforare il limite massimo di 4 kg/ha di rame annui a patto che nei sette anni citati la media non superi questo valore.
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

  • "Outcome of the Consultation with Member States and Efsa on the Basic Substance Application for Propolis Extract (Admissibility Accepted When Named Water-Soluble Extract of Propolis) for Use in Plant Protection as Fungicide and Bactericide". Efsa Supporting Publications 15, n. 11 (1 november 2018): 1494E. https://doi.org/10.2903/sp.Efsa.2018.EN-1494.
  • Agenda dello Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed Section Phytopharmaceuticals – Legislation del 27 novembre 2018