L'irrorazione aerea con agrofarmaci è una pratica ben lungi dall'essere una bufala come le scie chimiche. In molti comprensori resta l'unico modo per proteggere le colture, a meno ovviamente di mettersi una pompa a motore in spalla e farsi quattro passi fitoiatrici fra i filari.
Sicuramente, dal punto di vista della distribuzione le irrorazioni aeree non possono certo essere elette quale standard di riferimento quanto a precisione, efficacia e, soprattutto, rispetto della salute e dell'ambiente. Sono si pratiche e veloci, ma disperdono l'aerosol in modo vistoso e ciò non concorre a farle vedere di buon occhio. Ben lo sanno in Argentina, dove le colture resistenti al glifosate, come soia e mais, vengono spesso irrorate con l'erbicida a volo radente facendo sorgere accuse e polemiche feroci di ordine sanitario e ambientale.
Vere o false (o semivere, o semifalse) che siano queste accuse, nessun ecotossicologo può vedere di buon occhio tali modalità applicative, le quali andrebbero quindi autorizzate solo in casi disperati.
Ora la Francia si accinge a vietare questo tipo di irrorazioni in modo permanente sul territorio francese. Ségolène Royal, attuale Ministro per l'Ecologia, l'Energia e lo Sviluppo sostenibile, ha annunciato l'arrivo nella Gazzetta Ufficiale transalpina di un provvedimento che vieta l'irrorazione aerea di agrofarmaci, sia in Francia, sia nei territori francesi d'oltremare.
Uniche eccezioni, i produttori di riso della Camargue, dato che i terreni paludosi impediscono l'ingresso ai mezzi di terra. Analogamente, rientrano in tali eccezioni anche i vigneti situati su pendii particolarmente scoscesi. Se ritengono di appaertenere a queste due categorie, i produttori possono presentare al corrispondente Prefetto una domanda di deroga temporanea, ma solo entro il 31 marzo 2015. A partire dal 2016 la proibizione diverrà totale.
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Autore: Donatello Sandroni