Poi vennero i cloroplasti, la cui origine pare sia simile a quella dei mitocondri sebbene la loro collocazione elettiva sia esclusiva del Regno Vegetale.
Oggi un gruppo di ricercatori giapponesi(1) della Toyohashi University of Technology ha scoperto che un batterio simbiotico che vive negli afidi ha trasferito loro alcune porzioni della propria genetica. Gli afidi sintetizzano infatti una proteina che risulta codificata da un gene per così dire “importato” da Buchnera aphidicola, un simbionte batterico intracellulare obbligato. Secondo gli scopritori del fenomeno, questa integrazione fra animali e batteri potrebbe dare vita a nuove biotecnologie, capaci per esempio di portare alla fusione genetica organismi fra loro imparentati alla lontana, come pure potrebbe consentire un controllo altamente selettivo dei parassiti.
Travasi di geni e fobie irrazionali
Gli afidi, come visto, portano in sé il simbionte mutualistico obbligato Buchnera aphidicola, appartenente ai Gammaproteobatteri. Questi vivrebbero da oltre 100 milioni di anni all'interno degli afidi, nelle cellule specializzate chiamate batteriociti, fornendo alcuni nutrienti agli insetti e ricavando da essi altrettanti nutrienti. Ora lo studio giapponese ha rivelato che il gene battezzato “RlpA4” è stato ormai trasferito da tempo agli afidi, i quali lo hanno inglobato nel proprio Dna e se lo adoperano in piena autonomia. Questa ricerca dimostra che il patrimonio genetico globale può quindi integrarsi spontaneamente e "naturalmente" quando ciò porti a concreti vantaggi per l’organismo ospite.
Forse, visto che fenomeni come questi contrassegnano da oltre 500 milioni di anni la storia dell’Evoluzione, sarebbe venuto il momento di dare il giusto peso alle fobie che gravano sulle biotecnologie. Perché, a quanto pare, vi è il sospetto che casi come quello appena scoperto siano solo la punta dell'iceberg e che nessuna multinazionale potrà mai realizzare più organismi transgenici di quanti ne abbia già realizzati la Natura stessa, la quale dimostra quindi di saper già da sé come prelevare un gene da un organismo e depositarlo in un altro, sempre che ciò abbia senso dal punto di vista dell’efficienza biologica.
Appurato quindi che gli afidi sono a tutti gli effetti degli organismi trasngenici e considerando che infestano molte colture agrarie, chissà quali Decreti Legge verranno mai emanati per impedirne la diffusione sul territorio nazionale, anche per evitare che la loro genetica "aberrante" possa "contaminare" altre forme di vita e danneggiare la "biodiversità" locale. L'apparato buccale pungente e succhiante degli afidi si conficca infatti dappertutto, dai meli ai peschi, dalle zucchine alle patate, dagli agrumi alle rose... Chissà quanti vegetali da noi coltivati potrebbero quindi acquisire quel gene batterico intromessosi subdolamente nel Dna degli afidi, divenendo così delle "supercolture", esattamente come si afferma avvenga oggi con le "superinfestanti"?
Si scherza? Ovviamente sì, ma con molto amaro in bocca.
(1) Atsushi Nakabachi, Kinji Ishida, Yuichi Hongoh, Moriya Ohkuma, Shin-ya Miyagishima: “Aphid Gene of Bacterial Origin Encodes a Protein Transported to an Obligate Endosymbiont”. Current Biology (Online published ahead of print, 21 July 2014)