Si riproduce con una certa velocità e si sta diffondendo con altrettanta rapidità. Il primo rinvenimento è stato segnalato tre anni fa in Trentino, ma ora in allarme ci sono anche i servizi fitosanitari di mezza Europa in costante contatto con l'Istituto agrario di San Michele all'Adige per la corretta gestione dell'insetto.
Il piccolo moscerino dagli occhi rossi, che sta creando una certa preoccupazione tra i produttori di piccoli frutti, è infatti già da qualche tempo sotto la lente del Centro trasferimento Tecnologico che ha attivato un capillare programma di monitoraggio e studio per individuare agrofarmaci ma anche sostanze naturali, come gli agenti di biocontrollo, in grado di combatterlo, stabilire i tempi d'intervento più corretti, e definire i livelli di sensibilità delle varie colture agrarie interessate.
"L'insetto Drosophila suzukii proveniente dall'Estremo Oriente – spiega Gino Angeli, responsabile dell'Unità fitoiatrica – è stato rinvenuto in quasi tutte le vallate a sud della provincia. L'Istituto agrario lo ha catturato ed ora è in allevamento nei laboratori di entomologia e del Centro di saggio di San Michele".
L'elevato potenziale riproduttivo e la rapidità dimostrata nel diffondersi attraverso il materiale infestato, fa ritenere nulla le probabilità di una sua eradicazione. L'Istituto di San Michele in collaborazione con l'Ufficio fitosanitario provinciale e con Apot ha avviato un piano di monitoraggio territoriale che prevede l'esposizione in alcuni impianti di trappole per la cattura degli adulti.
Il problema è causato dalle larve che si nutrono della polpa portando la frutta alla marcescenza. Tra le colture ospiti certamente sensibili vi sono fragola, ciliegio, gran parte dei piccoli frutti, albicocco, susino, pesco, fico, ma anche alcune varietà di vite e di orticole.
Dal primo ritrovamento ufficiale in Europa, avvenuto nell'autunno 2009 in Trentino, il fitofago risulta ufficialmente diffuso in Trentino Alto Adige, Piemonte, Toscana e Campania. La sua presenza è stata pure segnalata in altre regioni italiane, in alcune regioni continentali della Francia, nel sud dell'Austria e in alcuni distretti della ex Jugoslavia, il che fa presumere che la diffusione del dittero sia ben più vasta di quanto risulti ufficialmente.
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige