Da Verbicaro scendiamo a Scalea, e di qui ci imbarchiamo e facciamo rotta verso ovest sud-ovest. La Sardegna è di fronte, e, sbarcati a Cagliari, penetriamo per circa 20 chilometri verso nord, e ci fermiamo a Serdiana, il cui nome ricorda i cedri (Xerdiana, terra ricca di cedri) che abbiamo appena lasciato in Calabria.
Qui la presenza umana è antichissima, di epoca pre-nuragica, senza alcuna soluzione di continuità.
Qui ha costruito la sua azienda uno dei grandi patriarchi della vitivinicoltura italiana, Antonio Argiolas, classe 1906, partito bambino vendendo 'is scricchillonis', i grappolini che restavano sulla vigna dopo la vendemmia, durante la festa di Serdiana, e arrivato ad impiantare una azienda di oltre 220 ettari che produce 2,5 milioni di bottiglie e fattura oltre 15 milioni di euro all'anno con vini noti in tutto il mondo come il Turriga o l'Angialis o l'Is Argiolas.
Un secolo di attività lavorativa continua e parsimoniosa ma condotta con spirito imprenditoriale ed innovativo che ha fatto conoscere la Sardegna come una regione di vini strepitosi.
Imprenditorialità manifestata nell'olio, nel formaggio, nel commercio, ma che sempre ha avuto come obiettivo principale di mettere ogni anno due nuovi ettari a vigneto. E da qui sono nati i suoi vini.
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Turriga è espressione del lavoro del contadino, è alimento che nasce dalle viti che circondano la casa del pastore e che quindi proviene da una mistura dell'uva che il territorio produce. La modernità è nel definire la sua formula, nell'adottare la giusta tecnologia e nell'imporlo come grande vino. Cannonau, Carignano, Bovale Sardo, Malvasia Nera sono le uve che vengono pigio diraspate, il cui mosto è subito rinfrescato. Nessun lievito selezionato è aggiunto e la tecnica è applicata solo per il condizionamento del clima di vinificazione. Dopo 16-18 giorni di macerazione con utilizzo della tecnica del delestage viene invecchiato per 18 mesi in barrique nuove di quercia francese per passare poi all'affinamento in bottiglia. Da bersi a 14-16 °C, fresco.
Is Argiolas è invece un monovitigno da vermentino, le cui uve sono vendemmiate manualmente nelle prime ore del mattino, quando l'aria è fresca. Dopo una soffice spremitura il mosto fiore è raffreddato e lasciato decantare naturalmente. La fermentazione avviene a temperatura controllata a 16-18°C, solo con lieviti autoctoni.
La tecnica, sofisticata e d'avanguardia, serve per consentire a tutto ciò che è naturale di esprimersi al meglio, per dare al vino tutti i sapori delle zone che lo producono.
Come per l'Angialis, da uve Nasco e poca Malvasia di Cagliari, vendemmiate a summaturazione sulla pianta, manualmente, fermentate lentamente a 22-25°C in tini d'acciaio e poi evolute in barrique per dare un vino amabile, quasi dolce, da bere a 10-12°C.
Come per tutti i vini di Argiolas, la ricerca dell'innovazione tecnica è volta a consentire la manifestazione della naturalità del prodotto, affinché il territorio, il lavoro e la passione possano esprimersi attraverso il più complesso dei prodotti dell'agricoltura: il vino.
I Viaggi del Fantic
Abbiamo intrapreso un tour "virtuale", una serie di incontri con alcune interessanti realtà della produzione vitivinicola italiana, presentati da Isagro Italia.
Lo scopo è quello di seguire le linee di sviluppo della viticoltura nazionale legata alla produzione di vini di qualità, ed alla loro commercializzazione. Il percorso toccherà numerose aree viticole italiane, dalle pendici delle Alpi fino a Pantelleria. Nelle puntate precedenti, disponibili nell'archivio de 'I Viaggi del Fantic', il tour è iniziato in Sicilia, per risalire fino alla valle del Caffaro, ai confini tra la provincia di Brescia e di Trento.
Toccheremo aziende di dimensioni e caratteristiche molto diverse con l'intento di vedere in quali modi un settore d'avanguardia come quello della nostra produzione vinicola si stia adeguando alle modifiche del mercato e come la competitività internazionale stia plasmando la nostra maglia aziendale.
Fantic è un marchio registrato da Isagro Italia.
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Fonte: Isagro Italia