Dieci milioni di euro: a tanto ammonta la stima dei danni che la prolungata situazione di maltempo causerà quest’anno alle produzioni di mais in Bergamasca. Il dato, ancora provvisorio, è stato elaborato dall’Osservatorio economico di Confai Academy per conto di Abia, l’associazione bergamasca delle imprese agromeccaniche e agricole.

Siamo tutti da tempo con i trattori accesi e con il piede sulla frizione, ma non possiamo partire con i lavori di semina a causa delle ricorrenti precipitazioni – fa notare Leonardo Bolis, presidente bergamasco e nazionale dei contoterzisti agrari –. Qualsiasi lavorazione in campo risulta ad oggi bloccata: gli agricoltori che hanno acquistato le sementi di mais le restituiscono ai venditori, decidendo in alternativa di seminare soia oppure varietà di mais più precoci, ossia con un ciclo colturale più breve, a causa del fatto che la stagione è ormai avanzata”.

Un ciclo più breve significa però anche minori rese, con un danno da mancata produzione che potrebbe superare facilmente la soglia degli otto milioni di euro.
Ad altri due milioni di euro ammontano i danni indiretti, risultanti dal fatto che "il mais si troverà in fioritura a fine luglio o inizio agosto e sarà pertanto verosimilmente più esposto ai pericoli della siccità – osserva Enzo Cattaneo, direttore di Abia –. In aggiunta, gli addetti ai lavori si troveranno a raccogliere un mais che, a causa del più breve ciclo colturale, avrà un tasso di umidità maggiore e comporterà quindi maggiori oneri di essicazione a carico delle imprese”.

È confermata inoltre la forte probabilità di pesanti attacchi di diabrotica, già manifestatasi negli anni scorsi in Bergamasca, oltre che di agrotidi o nottue, sorta di bruchi che attaccano la zona di passaggio tra la radice e il fusto delle piante danneggiandole anche irreparabilmente.

Una situazione di questo tipo non si ricorda da oltre vent’anni – sottolinea Bolis -. Abbiamo peraltro ancora una settimana di previsioni negative: il che significa che dovremo attendere i primi di maggio per vedere tornare il sereno. Dovremo poi aspettare alcuni giorni affinché i campi si asciughino, prima di entrare in azione, per evitare di compromettere la struttura dei terreni. Quando infine si daranno le condizioni per partire, ci sarà il problema di riuscire a soddisfare contemporaneamente le richieste di lavori in conto terzi che la stragrande maggioranza degli agricoltori rivolgerà alle imprese agromeccaniche. Il quadro è a dir poco disastroso”.