Anche per il kiwi la raccolta è terminata nelle aree più vocate del Trentino: Valle del Sarca, Vallagarina e Valdadige. In base alle informazioni raccolte dai tecnici dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige presso le cooperative Valli del Sarca, Società frutticoltori Trento (ex Sav-Frutta di Volano e Soa di Aldeno) ed i singoli produttori, il quantitativo 2007 si attesta sulle 1800-2000 tonnellate.
Quantità: riduzione del 20%
Rispetto al 2006 si registra una riduzione della produzione di circa il 20% determinata, da un lato, dal particolare andamento climatico di quest’anno e dall’altra, dal fatto che molti impianti sono a fine carriera e necessitano di essere rinnovati.
Qualità: annata molto buona
Sotto il profilo della qualità l’annata si presenta molto buona. “I frutti - spiega Michele Morten del Centro per l’assistenza tecnica dell’Istituto agrario - hanno accumulato più zuccheri rispetto gli scorsi anni e la pezzatura risulta superiore, soprattutto negli impianti dove è stata praticata l’impollinazione manuale o sono state impiegate macchine per la distribuzione di polline”.
Zone più vocate: le aree calde del fondovalle
In Trentino le zone più vocate per la coltivazione di questo frutto che cresce sulla pianta dell’actinidia, sono quelle le aree più calde del fondovalle, meno sensibili alle gelate primaverili e autunnali. La superficie complessiva ammonta a circa 115 ettari.
Lo stato fitosanitario
Il kiwi è una specie molto rustica che non richiede particolari interventi per la difesa fitosanitaria. L’Istituto di san Michele all’Adige, attraverso il Centro per l’assistenza tecnica, da anni si occupa di fornire consulenza ai produttori di kiwi. Le attività spaziano dall’assistenza ai nuovi impianti, alla potatura, ma si concentra soprattutto nel fornire informazioni per migliorare l’impollinazione (e quindi la pezzatura dei frutti). Una pratica molto importante, dato che l’actinidia è una specie dioica, ovvero i fiori maschili e quelli femminili crescono su piante diverse.
Alcuni anni fa, in collaborazione con il Centro di saggio del Centro sperimentale Iasma sono stati lanciati i “Neodryinus typhlocybae” insetti utili al contenimento dei danni prodotti dalla “Metcalfa pruinosa”, un insetto che si nutre delle sostanze proteiche contenute nella linfa dell’actinidia. Quest’anno, data la calda stagione primaverile, la Metcalfa pruinosa non è comparsa.