Ma noi italiani non dobbiamo dimenticare che il nostro debito aumenta (non stiamo ad approfondire questa banalità) ma soprattutto che la demografia non gioca a nostro favore. Abbiamo pochi giovani che nei prossimi 20 anni entreranno del mondo del lavoro (11 milioni circa), molte persone che nello stesso periodo ne usciranno (18 milioni fra 45 e 65 anni) e tantissimi che ne sono usciti "da mo'"(tutti i pensionati).
Se prendete il debito totale e lo dividete fra chi effettivamente lavora ne viene fuori una cifra pro-capite spaventosa – e destinata ad accrescersi proprio per l’effetto demografico anzidetto. La partita da giocare per il futuro si profila dura - a meno che non si pensi di vendere il paese ai creditori (è già successo: in Argentina, Grecia … ) – o a meno di organizzarsi.
Organizzarsi, forse, vuol dire sparigliare le carte e cambiare il gioco da giocare. E cambiare il paradigma di sviluppo. Gli amici economisti mi spiegano che è necessario premiare il lavoro e l’impresa, superando l'anacronistica divisione fra il lavoro e il capitale e trovando una più armonica e responsabile forma di contrattazione sociale.
Responsabilizzare la pubblica amministrazione. Premiare i giovani dandogli fiducia e potere.
Chiedo venia – scusate, mi son scordato che sto scrivendo per una rivista di agricoltura e vengo al punto a bomba. Una nuova agricoltura deve essere un'agricoltura sostenibile e molto ma molto moderna, con una precisa strategia di sviluppo. Si devono ricostruire grandi aree di approvvigionamento attorno alle aree metropolitane, quindi stringere un patto fra agricoltori e cittadini-consumatori per far pagare i prodotti il loro giusto prezzo. Produrre eccellenza per la esportazione e legare la esportazione al marketing territoriale, quindi al turismo. Connettere indissolubilmente il turismo con l’agricoltura e l’ambiente - che devono essere i cardini anche per una buona qualità della vita degli abitanti del paese (agricoltura deve voler dire anche paesaggio e bellezza).
In altri termini: bisogna dare valore alle attività agricole. E questo vale per tutte le attività economiche. Aumentare il valore aggiunto per convincere i giovani a rimanere. In agricoltura… e magari anche in Italia.