A livello interno, prosegue infatti la battaglia per l'approvazione del disegno di legge di riforma dei reati agroalimentari, proposta nella scorsa legislatura dalla Commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, il super-magistrato ex procuratore a Torino, che oggi guida il Comitato scientifico dell'Osservatorio sulle agromafie della Coldiretti.
La riforma non ha visto la luce, nonostante fosse stata approvata dal Consiglio dei ministri targato Matteo Renzi. Non ha difatti terminato l'iter legislativo. "Oggi quella riforma resta una priorità per l'agricoltura - dichiara il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Dobbiamo tenere alta la guardia, anche perché in un anno le notizie di reato nel comparto agroalimentare hanno registrato un balzo del 58%, comprendendo tutti principali segmenti del food: biologico, vino, ortofrutta, olio d'oliva".
Per la Coldiretti è assolutamente necessario modificare il regio decreto del 1930, che ancora oggi regola il settore agroalimentare. Per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, "il disegno di legge stilato dalla Commissione Caselli è un punto di partenza ottimo, sul quale lavorare. La politica deve assumersi la responsabilità di portare il lavoro tecnico in porto e non sempre in passato è avvenuto così".
Per Roberto Moncalvo, "oggi al centro del sistema ci devono essere il consumatore e il patrimonio agroalimentare italiano. Bisogna appropriarsi di nuovi concetti, come quello della filiera o della tracciabilità, introducendo i reati di agropirateria e, nei casi più gravi, anche quello di disastro sanitario".
Una stretta dunque perentoria, che va nell'ottica della sicurezza e di un'altra battaglia che vede la Coldiretti da anni in prima fila: l'obbligo di indicare in etichetta l'origine di tutti gli alimenti. Una soluzione, che per il presidente della Coldiretti Moncalvo, "darebbe certezze in un momento difficile per l'economia".
Anche i sondaggi, secondo l'indagine Coldiretti-Ixe, dicono che quella è la strada da percorrere. "Oltre quattro italiani su dieci - comunica Moncalvo al Forum - sono disponibili a pagare oltre 10% in più per avere garantita l'origine italiana del prodotto dal campo alla tavola".
Premesse che portano la Coldiretti a chiedere con forza una difesa del made in Italy, alla quale risponde Matteo Salvini. Dal palco di Cernobbio il vicepremier annuncia che la Lega sta lavorando "a una legge sul cibo che cambi a livello europeo tutto l'approccio, i regolamenti, il modo di trattare l'agricoltura, quello che si beve e si mangia, in modo da difendere la qualità italiana con l'etichettatura obbligatoria, con l'origine dei prodotti, con la data di pesca del pesce e bloccando tutti quei trattati commerciali che ci portano in casa schifezze". Un riferimento al Ceta, il trattato di libero scambio fra Unione europea e Canada, che la Coldiretti considera la madre di tutti gli accordi internazionali pericolosi per l'Unione europea e per il cibo italiano.
Le esternazioni di Salvini, caratterizzate dalla consueta irruenza, non sono piaciute affatto al commissario Ue alla Salute e alla sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, favorevole, invece, a etichette che introducano "un richiamo costante all'Europa, perché abbiamo un solo mercato e dobbiamo agire insieme, senza lasciar prevalere i nazionalismi".
L'esigenza di maggiore tracciabilità è, invece, una priorità per contrastare il 20% dei cibi stranieri che, secondo Moncalvo, "sono fuorilegge, perché non rispettano le stesse garanzie in materia di lavoro, ambiente e salute richieste in Italia", specifica presentando la "tavola degli orrori", con i cibi falsamente italiani.
Per ottenere l'obiettivo dell'etichettatura, accanto alla petizione #stopcibolfalso contro il cibo fake e anonimo, la Coldiretti ha stretto un'alleanza con la maggiore organizzazione sindacale agricola francese, la Fnsea. Per un dialogo efficace direttamente al cuore delle istituzioni europee.
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