Nelle sue conclusioni Verrascina ha posto l'attenzione sullo stato di crisi dell'agricoltura e dell'agroalimentare in Sicilia e sullo "scollamento" tra la crisi e la politica dell'Unione europea. "Abbiamo quadri economici gravissimi - ha affermato - ad esempio per l'agrumicoltura, l'olio d'oliva e la zootecnia delle aree interne, e comune denominatore di tali quadri è una concorrenza, spesso sleale, rispetto alla quale vengono meno decisioni e atti delle istituzioni europee. Gli agrumi subiscono una concorrenza internazionale che non conosce regole, l'olio si appresta a subire la nuova ondata di import dalla Tunisia e i prodotti zootecnici non trovano sbocco sul mercato interno per l'invasione di carni provenienti dall'Europa dell'Est".
Ma a rendere la situazione ancora più preoccupante è l'assenza di scelte politiche chiare e definite in favore dell'agricoltura: "In Europa ed in Italia - ha aggiunto Verrascina - servono scelte e azioni che consentano di rilanciare la produzione, puntando sulle eccellenze che anche in Sicilia caratterizzano il settore agricolo e il sistema agroalimentare e possono rappresentare valore aggiunto, crescita economica, reddito e occupazione".
Infine Franco Verrascina ha stigmatizzato la condotta delle istituzioni europee, raccomandando: "L'Europa si comporti concretamente come un'entità politica unita, tuteli e valorizzi il prodotto dell'Italia, Paese membro. In tutta Italia, poi, e in Sicilia nella fattispecie, c'è un problema giovani. Non neghiamo che ci si sta lavorando, ma il processo di ricambio generazionale per un settore che rappresenta il futuro deve essere più spedito e tangibile”.