A disposizione dell’Italia ci sono 60 giorni dal ricevimento della lettera di messa in mora per dimostrare in maniera convincente che l’applicazione del piano Silletti è efficace, dopo di che la Commissione Ue può comminare le sanzioni previste dai trattati dell’Unione per casi del genere o sospendere la procedura in attesa di ulteriori chiarimenti o chiudere il procedimento con esito positivo per il Paese che vi è soggetto.
Da Coldiretti Puglia fanno sapere che è in preparazione per le prossime ore un comunicato stampa, mentre il Mipaaf al momento tace. Nessuna dichiarazione ufficiale neppure da Regione Puglia, mentre da Palazzo Madama tuona il senatore Dario Stefàno, già assessore all’agricoltura nella giunta capitanata da Nichi Vendola.
"Oltre al danno causato dal batterio, rischiamo, dunque, la beffa delle sanzioni comunitarie che si tradurrebbero anche in pesanti misure di embargo nei confronti dell'intero comparto vivaistico pugliese già duramente colpito in questi mesi".
A scriverlo è oggi il senatore Stefàno (Gruppo Misto), componente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica, in una lettera al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, a seguito della notizia relativa all'avvio della procedura di infrazione disposta dalla Ue verso l'Italia.
"Non conosciamo ancora quali modalità caratterizzeranno la procedura d'infrazione, quali argomentazioni saranno addotte e con quali priorità. Siamo però - continua Stefàno, nella lettera - al cospetto di un'evoluzione che era stata già paventata e che mette in evidenza, oggi più che mai, un approccio meramente burocratico da parte dell'Ue nella risoluzione di criticità sui territori ma che, allo stesso tempo, ci impone anche di offrire, una volta per tutte, elementi forti di chiarezza ed un'azione determinata e coraggiosa. Dalla Puglia, ma soprattutto dal Governo nazionale".
"Abbiamo a disposizione sessanta giorni per rispondere - ricorda Stefano al ministro e aggiunge - non c'è, dunque, più tempo e il Governo deve farsi sentire subito con una proposta coraggiosa, con la quale avanzare un'ipotesi di sostegno maggiore alla ricerca ma anche di ristoro più congruo rispetto al sacrificio al quale sono chiamati oggi produttori e titolari dei terreni colpiti".