"Migliaia di aziende agricole hanno chiuso perché il prezzo pagato agli agricoltori per il vero olio di oliva italiano è crollato del 15 per cento ad agosto soprattutto per effetto delle importazioni di prodotto straniero che viene spacciato come italiano e che trova preoccupanti coperture, anche in funzionari dell’amministrazione pubblica che dovrebbero invece controllare le frodi". E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’arresto di un funzionario della sede fiorentina dell'Ispettorato per la tutela della Qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del ministero delle Politiche agricole, che è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Siena nell'ambito dell'inchiesta su olio 'extravergine' tagliato con quello straniero, perché preannunciava i controlli dell'Ispettorato.
 
"L’inchiesta di Siena che ha portato al sequestro di oltre 8 milioni di chili di olio d'oliva ottenuto da illecita miscelazione con materie prime di categoria inferiore o con altra provenienza geografica svela il “mistero”  - sostiene la Coldiretti - delle tante anomalie che si trovano sul mercato dove occorre diffidare di quegli olii che sono venduti a prezzi che non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive. L’arrivo di olio di oliva straniero in Italia ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. ll risultato del sorpasso è il fatto che oggi la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori ma - ha precisato la Coldiretti - si assiste anche a una forte riduzione della qualità dell’olio in vendita, oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74 per cento - continua Coldiretti - viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia, proprio i Paesi coinvolti dalla truffa scoperta a Siena".
 
Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011. Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, secondo una indagine della Coldiretti. E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.
"Per questo è importante - conclude la Coldiretti – approvare prima della fine della legislatura le norme sull’etichettatura trasparente contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy".