Ancora in affanno il mercato dei suini da macello, in particolare per la tipologia "pesante", quella destinata alla produzione di tagli per la trasformazione.

In gennaio i prezzi sono scesi, riducendo di conseguenza i margini degli allevatori, come registrato puntualmente dall'indice di redditività calcolato dal Crefis, il Centro di Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Il ciclo chiuso

Nel caso degli allevamenti a ciclo chiuso questo indice di redditività segna in gennaio un meno 4,3% su base congiunturale, pur mostrando una situazione ampiamente favorevole rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: +50,2%.

La causa è da ascrivere alla contrazione delle quotazioni dei suini da macello della tipologia pesante destinati al prodotto Dop che in gennaio sono scese a 2,105 euro/chilogrammo, con una variazione mensile negativa del 5,3%.

Per ciò che riguarda la variazione tendenziale il dato resta favorevole e pari al +9%.

 

Il ciclo aperto

In miglioramento, a gennaio, la remuneratività della fase di scrofaia per la tipologia allevatoriale a ciclo aperto: l'incremento rispetto a dicembre è dello 0,2% (+45,1% rispetto a gennaio 2023) sostenuto dall'aumento delle quotazioni dei suinetti da 7 chilogrammi che, sempre a gennaio, hanno raggiunto i 79,250 euro/capo, aumentando dello 0,3% rispetto a dicembre e del 17,2% rispetto allo scorso anno.

 

Continua invece a calare la redditività della fase di svezzamento che, nel mese preso in esame, scende del 2,2% su base congiunturale (mentre resta debolmente positiva la variazione tendenziale +0,2%).

Pesa ancora, in questo caso, la situazione sfavorevole dei costi (in particolare i suinetti di 7 chilogrammi) che non è bilanciata dalla crescita dei valori dei suini da 40 chilogrammi.

Questa tipologia di capi in gennaio ha raggiunto una quotazione di 3,438 euro/chilogrammi, crescendo del 2,9% rispetto al mese precedente e del 9,1% rispetto al 2023.
Anche per la fase di ingrasso l'indice Crefis di redditività di gennaio risulta in diminuzione del -4,5% rispetto al mese precedente. Rimane positivo il dato tendenziale: +16,9%.

 

I macelli

Per il comparto della macellazione, in gennaio si evidenziano prezzi ancora in calo su base congiunturale per la gran parte dei tagli freschi.

In particolare, le quotazioni delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a produzioni tipiche scendono dell'1,1% rispetto al mese precedente, attestandosi a 6,043 euro/chilogrammo anche se il raffronto tendenziale rimane positivo (+2,8%).

Per quel che riguarda le cosce fresche della tipologia pesante destinate a produzioni non tipiche si rileva, sempre a gennaio e rispetto al mese precedente, una flessione dell'1,5% per un valore di 4,963 euro/chilogrammo e un calo tendenziale dell'1,1%.

 

Situazione simile per i lombi che mostrano prezzi in calo mese su mese: il lombo taglio Padova ha quotato a gennaio 3,975 euro/chilogrammo: il 18,9% in meno rispetto a dicembre, mentre il lombo taglio Bologna si è fermato a un prezzo di 4,000 euro/chilogrammo, calando del 20,4% su base mensile. Positive invece le variazioni tendenziali, pari rispettivamente a +12% e +12,7%.

La diffusa discesa dei prezzi dei principali tagli di carne ha trascinato al ribasso a gennaio la redditività del comparto portando l'indice Crefis a -0,7% a livello congiunturale e -0,1% rispetto allo scorso anno.

 

La stagionatura

Situazione sempre critica, anche a gennaio, per il mercato del settore della stagionatura che mostra prezzi in calo per il prodotto Dop e stazionari per quello generico.

Il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi ha raggiunto una quotazione di 10,575 euro/chilogrammo, in discesa dello 0,2% rispetto a dicembre (+1% la variazione tendenziale); mentre il prosciutto generico ha confermato il prezzo a 8,600 euro/chilogrammo, ma con una variazione tendenziale ancora positiva (+15,4%).

Sul fronte della redditività, il prodotto tutelato ha risentito della diminuzione delle quotazioni mostrando, a gennaio, un indice Crefis in calo congiunturale dello 0,5%.

 

Andamento inverso per il prodotto generico che indica una redditività in aumento su base mensile dello 0,8%; anche la variazione tendenziale è positiva e pari a +7%.

Il gap di redditività tra i due prodotti resta ancora a favore del prosciutto Dop (+5,6%), ma il dato è da molto tempo in costante riduzione.