Bisogna risalire al lontano 2013 per trovare un livello di redditività degli allevamenti suinicoli così basso come quello registrato in giugno.
Lo confermano le analisi del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

La redditività degli allevamenti è infatti scesa ulteriormente e rispetto a maggio (variazione congiunturale) l'indice Crefis segna un meno 3,4%, che diventa un preoccupante meno 25% se confrontato con quello del giugno 2019 (variazione tendenziale).


Una crisi di filiera

È il mercato dei suini da macello che non riesce a riprendersi.
A giugno, il prezzo dei suini pesanti destinati al circuito tutelato è sceso ulteriormente, fermandosi a 1,047 euro/kg, con un calo del 3,7% rispetto al mese precedente; molto negativa anche la variazione tendenziale -22%.

Queste quotazioni pongono i prezzi italiani al di sotto di quelli di molti altri paesi europei – sottolinea Gabriele Canali – segno evidente di una crisi profonda delle nostre filiere e del nostro mercato, dovuta non solo alla pandemia”.

Nell’ultimo mese sono diminuite anche le quotazioni dei suini pesanti da macello destinati al circuito non tutelato, ben al di sotto della soglia di 1 euro al chilo: 0,949 euro/kg che si traduce in -4% su base congiunturale e -26% su base tendenziale.
Di conseguenza, calano ancora anche le quotazioni dei suini da allevamento; in particolare, la tipologia di peso di 30 kg è diminuita del -20,2% rispetto al mese precedente arrivando a 2,170 euro/kg (-29,9% rispetto allo stesso mese del 2019).
 

Un vantaggio per i macelli...

Dei prezzi attualmente molto bassi dei suini ha beneficiato a giugno l’industria di macellazione, nonostante il mercato debole e in discesa dei principali tagli di carne; l’indice Crefis segna +2,8% su maggio e +21,4% su giugno dell’anno scorso.

Tale performance positiva è dovuta al bassissimo prezzo pagato per i suini da macello; infatti, i prezzi settimanali delle cosce fresche sono rimasti pressoché stabili a livelli bassi.
Nel dettaglio, la quotazione delle cosce pesanti destinate a produzioni tipiche è scesa a 3,255 euro/kg, che si traduce in -0,1% su maggio ma -10,6% su giugno dell’anno scorso.

Scendono, sempre dello 0,1%, anche i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, e anche in questo caso la variazione tendenziale è fortemente negativa: -17,8%. In discesa anche i lombi taglio Padova: -2,2% rispetto al mese precedente, -7,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
 

...ma non per i prosciutti

A giugno la redditività della stagionatura dei prosciutti Parma Dop pesanti cala anche se lievemente (-0,1%).
A pesare sono i costi elevati per l’acquisto, effettuato dodici mesi prima, delle cosce fresche e la sostanziale stabilità, a livelli decisamente bassi, dei prezzi dei prosciutti stagionati.
Stessa sorte anche per la redditività dei prosciutti pesanti destinati a produzioni generiche, con variazione congiunturale pari a -1,6%.

Rimane comunque positivo (+35%) a giugno il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche, anche se a questi livelli di prezzo questo indicatore è meno rilevante.

Le quotazioni di mercato del Prosciutto di Parma stagionato, a giugno sono rimaste stabili a 7,800 euro/kg, una quotazione particolarmente bassa; la variazione tendenziale è negativa (-1,9%) nonostante il fatto che il confronto sia con i prezzi già particolarmente bassi dello scorso anno.
Ferme a giugno anche le quotazioni dei prosciutti pesanti generici, con valori di 6,075 euro/kg; in questo caso la variazione tendenziale è positiva (+1,2%).