Lo evidenzia l'indice di redditività calcolato dal Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
In maggio questo indice segna -17,4% rispetto ad aprile (variazione congiunturale) e -26% rispetto a maggio dell’anno scorso (variazione tendenziale). E questo nonostante nelle scorse settimane i costi per le materie alimentari siano stati in discesa. È il mercato dei suini da macello a gravare fortemente sui conti dei suinicoltori.
La discesa dei prezzi
Sebbene in maggio si sia mostrato qualche segnale positivo, con una ripresa delle macellazioni del circuito Dop e la riapertura di alcuni canali della ristorazione, i prezzi dei capi da macello sono continuati a diminuire lungo tutto l’arco del mese, toccando i valori storicamente più bassi.Il prezzo medio mensile dei suini pesanti da macello destinati al circuito tutelato è stato pari a 1,077 euro/kg, per una variazione congiunturale del -17,3% e tendenziale del -22%.
Nell’ultimo mese sono scese anche le quotazioni dei suini pesanti da macello destinati al circuito non tutelato, che raggiungono un valore di 0,979 euro/kg: -18,7% su aprile e -26% sul 2019.
Infine calano i prezzi dei suinetti da allevamento: per la tipologia “30 Kg” arriviamo a 2,660 euro/kg, -20% su aprile e -12,9% su maggio dell’anno scorso. I prezzi italiani sono ormai a livelli inferiori rispetto alle quotazioni di diversi altri Paesi produttori europei.
Recuperano i macelli
Come spesso accade, quando scendono i prezzi dei suini sale in parallelo la redditività dell’industria di macellazione. È proprio il crollo delle quotazioni dei suini da macello, a sostenere l’indice che a maggio è aumentato dell’8,6% su base congiunturale e del 22,3% si base tendenziale.Infatti, si presenta molto debole il mercato dei tagli freschi, a cominciare dai lombi che, nella variante “taglio Padova” ha segnato una quotazione di 3,350 euro/kg; -18,5% rispetto ad aprile e -7,7% su maggio 2019.
Scendono a maggio anche le quotazioni delle cosce fresche: 3,258 euro/Kg per il taglio pesante destinato a prodotti Dop (-5,4% la variazione congiunturale e -10,4% quella tendenziale); 2,698 euro/kg per le cosce fresche destinate a prodotti generici (-6,4% e -17,4% le variazioni rispettivamente su base mensile e annuale).
L'onda lunga sui prosciutti
Cala a maggio anche la redditività della stagionatura del prosciutto. La causa è duplice: da un lato c’è il mercato dei prosciutti che si indebolisce ulteriormente, ma soprattutto inizia a farsi sentire l’effetto differito sui costi: nella primavera 2019 era in atto la fase di recupero dei prezzi delle cosce fresche; un esborso che ora pesa sulla redditività del prodotto stagionato.Ma vediamo l’andamento dell’indice Crefis: -4,6% per il Parma Dop pesante a livello congiunturale; -3,2%, sempre su base congiunturale per i prosciutti pesanti non tipici (+1,3% a livello tendenziale).
In maggio, il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche si è ampliato a favore delle prime (+33,8%).
Per quanto riguarda il mercato, il Prosciutto di Parma pesante è stato quotato a maggio 7,800 euro/kg, in calo del 3,1% su aprile e dell’1,9% su maggio 2019.
Per trovare prezzi così bassi bisogna tornare indietro di diversi anni. Per i prosciutti generici, la tipologia pesante ha riscontrato un prezzo di 6,075 euro/kg: -3,2% su base mensile e +1,2% su base annuale.
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Fonte: Crefis