Sono i nomi dei comuni lombardi della "zona rossa" per il coronavirus, dove la mobilità di persone, mezzi e materiali è interdetta e presidiata.
Dieci comuni, fra i 61 che annovera la provincia di Lodi, dove la concentrazione di allevamenti è fra le più elevate.
Le statistiche dell'Anagrafe nazionale zootecnica dicono che proprio qui si ha la più alta densità di bovini per chilometro quadrato (63,95 capi per Kmq) di tutta la Lombardia, Regione dove peraltro si concentra quasi il 50% della produzione di latte.
Sempre in provincia di Lodi il numero di bovini da latte raggiunge la densità di 44,19 capi per Kmq.
Senza dimenticare i suini, dove la Lombardia figura come la Regione con il maggior numero di allevamenti e anche in campo avicolo la Lombardia risulta al secondo posto, superata solo dal Veneto.
E a proposito del Veneto, non va dimenticata la "zona rossa" che anche qui è stata delimitata per l'area del comune di Vo' Euganeo, dove si ha la presenza di un focolaio.
Le conseguenze per le stalle
L'emergenza da Covid-19 e le sue ripercussioni economiche hanno così coinvolto in modo rilevante le attività di allevamento, colpite sia nella fase di approvvigionamento di quanto necessario agli animali, alimenti in primo luogo, e poi nella successiva fase di collocamento dei prodotti.Se per gli animali da carne un allungamento del ciclo di produzione non assume toni di particolare gravità (salvo che per le specie a ciclo breve, come gli avicoli), nel caso del latte è intuibile quanto le conseguenze possano essere pesanti.
Non meno importanti le ripercussioni sulla salute degli animali, laddove sia necessario l'intervento di un medico veterinario.
L'assistenza sanitaria
A proposito degli interventi di carattere sanitario si è stabilito di rinviare di 30 giorni le attività che comportano un aumento limitato dei rischi per gli animali, come ad esempio i controlli programmati per la profilassi di Stato o per i piani di sorveglianza.Diverso è il caso degli interventi non differibili per la presenza di malattie.
In questi casi l'arrivo del veterinario è consentito dopo l'autorizzazione all'entrata e uscita dalle zone soggette a restrizione. Cosa che prevede fra l'altro la dettagliata registrazione delle movimentazioni.
Le autorizzazioni
Il coinvolgimento degli allevamenti nell'emergenza da Covid-19 riguarda poi l'approvvigionamento delle materie prime per l'alimentazione degli animali.Nella maggior parte dei casi le risorse foraggere aziendali sono da integrare con alimenti di origine extraziendale e non mancano allevamenti, in particolare di monogastrici, che sono del tutto dipendenti dalle forniture di mangimi.
In questi casi è necessario procedere con le autorizzazioni ad entrare e uscire dalle zone sottoposte a vincolo, ottenibili facendone richiesta alla Prefettura di Lodi.
Si renderà necessario compilare un modulo di richiesta che una volta validato si dovrà esibire ai punti di controllo, insieme alle eventuali documentazioni che hanno accompagnato la richiesta di autorizzazione.
Rischio approvvigionamenti
Il problema degli approvvigionamenti non si ferma però ai soli confini della "zona rossa", ma potrebbe allargarsi a molti segmenti della zootecnia.Lo ricorda Assalzoo, l'associazione delle imprese produttrici di mangimi, che tenuto conto della nostra dipendenza dall'estero di materie prime, teme per quanto potrebbe accadere sul fronte dell'import.
Sebbene ingiustificato in molti casi, l'accrescersi dei timori di contagio ha convinto molti paesi dai quali ci riforniamo ad aumentare le misure di cautela.
Con il risultato che gli operatori sono invitati a non recarsi nel nostro paese o a subire al loro rientro periodi di quarantena.
Una possibile conseguenza è quella di trovarci con insufficienti scorte di alimenti per il bestiame.
Scongiurare questo pericolo richiede grande attenzione da parte del Governo e delle autorità competenti e bene ha fatto Assalzoo a lanciare questo allarme. Che non può rimanere inascoltato.
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