Brusca frenata per la redditività degli allevamenti suini.
La mettono in evidenza le analisi del Crefis, il Centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

E' la conseguenza della contemporanea flessione delle quotazioni dei suini da macello pesanti e dell'aumento dei costi di produzione alimentari.
L'indice Crefis di redditività degli allevamenti suinicoli segna così in gennaio una caduta del 7,2% rispetto al mese precedente.
La variazione congiunturale, calcolata confrontando gennaio 2020 con lo stesso mese del 2019, evidenzia tuttavia un aumento significativo, pari al +31,6%.


I prezzi

A livello di mercato, il prezzo medio mensile dei suini da macello destinati al circuito tutelato è stato pari a 1,680 euro/kg, il 6,3% in meno di dicembre.
Anche in questo caso, dopo i tanti rialzi degli ultimi mesi, il livello assoluto di prezzo è comunque alto, tanto che il confronto tendenziale è pari a +31,4%.
In calo anche le quotazioni dei suini da macello destinati al circuito non tutelato, che a gennaio hanno raggiunto 1,592 euro/kg: -6,6 su dicembre ma +36% su gennaio 2019.

Un'ulteriore crescita a gennaio è stata registrata per le quotazioni dei suinetti da allevamento, che hanno toccato i valori più elevati da maggio del 2018.
Nel dettaglio, il prezzo della tipologia di peso di 30 kg è cresciuta del 13,7% rispetto a dicembre; anche la variazione tendenziale è risultata positiva (+38,1%).


Macelli in recupero

Il minor costo per l'approvvigionamento dei suini da macello ha consentito un leggero recupero della redditività dell'industria di macellazione.
L'indice Crefis registra +2,1% su base congiunturale; il dato tendenziale resta però decisamente negativo: -12,1%.

Dal lato del mercato dei tagli di carne suina gli andamenti sono in calo, seguendo la dinamica del prezzo dei suini da macello.
A cominciare dalle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche, i cui prezzi sono scesi a 4,290 euro/kg, mettendo a segno una variazione pari a -1,2% rispetto a dicembre; ciò nonostante, a livello tendenziale siamo a +13%.

Una dinamica simile si nota per le quotazioni delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, che scendono a 3,768 euro/kg, con variazioni congiunturali pari a -1,7% e tendenziali +17,8%.

In forte calo, a livello congiunturale, anche il prezzo del lombo: il taglio Padova ha realizzato un -9,6% rispetto al mese precedente, anche se la variazione tendenziale resta pari a +19,8%.
 

Migliora la stagionatura

A gennaio, cresce la redditività della stagionatura del Prosciutto di Parma Dop pesante: +4,6% a livello congiunturale e +25% a livello tendenziale.
Un risultato dovuto al basso prezzo delle cosce fresche risalente al momento del loro acquisto (dodici mesi prima) e alla assoluta immobilità delle quotazioni del prosciutto stagionato nell’ultimo mese, fermo a 8,050 euro/kg; da notare che la variazione tendenziale di prezzo è però a -8,5%.

In calo, invece, la redditività dei prosciutti pesanti non tipici: -0,4% su dicembre, ma +14,2% su gennaio 2019. Dati questi andamenti, a gennaio il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e generiche (per il prosciutto pesante) rimane positivo (cioè a favore delle prime) e pari a +10,8%.

Per completare il quadro, accenniamo al mercato dei prosciutti stagionati generici pesanti, il cui prezzo è lievemente salito rispetto a dicembre (+0,1%) a 6,275 euro/kg, che a livello tendenziale significa -0,4%.