È una fase positiva quella che stanno vivendo gli allevatori italiani di suini.
L'indice di redditività calcolato dal Crefis, il centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali, segna infatti per il mese di settembre un più 5,5% su base congiunturale (ovvero rispetto ad agosto) e più 9,7% su base tendenziale (cioè nei confronti di settembre dell'anno scorso).
Per trovare un dato più elevato bisogna risalire al mese di settembre del 2015.


I fattori della crescita

Il momento favorevole deriva dai cali di prezzo delle materie prime utilizzate per l'alimentazione degli animali (in particolare il mais) e soprattutto dal contemporaneo aumento delle quotazioni dei suini.

In settembre, il prezzo dei capi pesanti da macello destinati al circuito tutelato ha raggiunto 1,661 euro/kg, il che significa +5,3% su agosto e +5% su settembre 2018.
Andamento simile lo hanno fatto registrare anche i suini pesanti da macello indirizzati a prosciutti generici, che a settembre sono stati quotati 1,569 €, mostrando una variazione pari a +5,3% a livello congiunturale e a +8,3% a livello tendenziale.

A settembre risultano invece ancora in calo le quotazioni dei suini da allevamento (capi da 30 kg), che scendono a 2,615 euro/kg (-6% su agosto); la variazione tendenziale rimane tuttavia positiva (+8,5%).


Macelli in difficoltà

I prezzi in ascesa dei suini da macello hanno compromesso, a settembre, la redditività dell'industria di macellazione italiana.
L'indice Crefis segna infatti -7,2% rispetto ad agosto, ma soprattutto -8,2% rispetto a settembre dell'anno scorso.

A concorrere a questa perfomance economica negativa è stato anche il calo, normale in questa parte dell'anno, dei prezzi dei lombi freschi, uno dei prodotti più rilevanti dell'attività di macellazione: a settembre, la quotazione del "taglio Padova" è scesa del 13% su base congiunturale (ma solo dell'1% su base tendenziale), arrivando a 3,663 euro/kg.

In aumento, invece, sempre a settembre, i prezzi delle cosce fresche pesanti: sia di quelle riservate a prosciutti Dop che hanno quotato 4,231 euro/kg (+5,7% rispetto ad agosto), sia di quelle destinate a prosciutti non tipici che hanno quotato 3,705 euro/kg, (+6% su agosto).

Va evidenziato, tuttavia, che non si tratta di quotazioni elevate, e lo testimoniano le variazioni tendenziali negative: -9,2% per le cosce fresche indirizzate a prodotto Dop e -4,8% per quelle a prodotto generico.
 

Prosciutti in affanno

A settembre la redditività della stagionatura dei prosciutti Dop e generici ha avuto andamenti opposti.
La variazione dell'indice Crefis per il Prosciutto di Parma pesante è risultata negativa a livello congiunturale (-1,1%), anche se lievemente positiva rispetto a settembre 2018 (+0,8%); mentre per i prosciutti generici l'indice segna +0,9% sul mese precedente e +10,9% sull'anno precedente.
Questi andamenti hanno allargato a -9,3% il gap negativo di redditività tra le due tipologie di prosciutto.

Dal punto di vista del mercato, il prezzo del Prosciutto di Parma pesante è salito, a settembre, a 8,000 euro/kg, per una variazione congiunturale positiva (pari a +0,4%) ma tendenziale decisamente negativa (-14,5%).
Mentre sono risultati stabili a 6,000 euro/kg le quotazioni dei prosciutti generici, che peraltro segnano, anch'essi, una variazione tendenziale negativa (-7,7%).