Anche perché, secondo uno studio presentato proprio ieri dall’Institut de l’Elevage, l’attuale proposta di accordo di libero scambio transatlantico (Ttip) porterebbe a una caduta dei prezzi delle carni bovine europee del 10%, con un crollo tra il 40 e il 50% per le stalle di vacche nutrici francesi e irlandesi. “E una perdita di prezzo del 10% sulle carni bovine - riporta il direttore di Unicarve e del Consorzio Italia zootecnica, Giuliano Marchesin, - significherebbe mandare in fumo circa tre miliardi ogni anno”.
Sono alcuni degli aspetti che il Consorzio Italia zootecnica, la Federation national bovine, The Irish farmers association e Asoprovac hanno condiviso il 18 maggio 2016 nel corso di un vertice a Parigi e che saranno inviati nei prossimi giorni ai commissari europei dell’Agricoltura, Phil Hogan, e alla Salute e sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis.
“Della zootecnia da carne nessuno parla - commenta Marchesin - e la situazione è grave come o forse di più di quanto non si trovi il settore lattiero caseario. Ma a Bruxelles l’argomento non è minimamente toccato. Anzi, devo ammettere che nemmeno le organizzazioni agricole si interessano della categoria”.
Una situazione esplosiva, secondo Marchesin, anche perché accanto alla crisi dei prezzi e di costi alla produzione che molto spesso sono più alti dei guadagni incassati dalle stalle, si somma l’incognita della Pac, verso la quale pesa l’inefficienza della burocrazia italiana.
"E' una vergogna che dal 31 dicembre 2015 a oggi non si sappia quanti siano i capi macellati aventi diritto al premio qualità" attacca il direttore di Italia zootecnica.
"Non è possibile che Agea e il ministero della Salute non abbiano ancora recuperato i dati relativi alle macellazioni degli animali che potrebbero ricadere nell’articolo 52 della Pac. Eppure, basterebbe un tecnico informatico per inserire e verificare i dati. Ma evidentemente manca la responsabilità dell’apparato".
Il j’accuse lascia spazio a uno scampolo di fiducia nei confronti del Ttip perché, qualora venissero riconosciute le indicazioni geografiche, per il marchio Qualità verificata adottato a livello nazionale (con Italia zootecnica a rappresentare il 57% dei poco più di 1 milione di vitelloni da carne allevati), una protezione internazionale sarebbe riconosciuta.
“Certo ad oggi mi sembra che l’Ue stia sacrificando la zootecnia bovina sull’altare delle produzioni industriali e artigianali”.
Secondo quanto annunciato dai consorzi dei produttori di carne bovina più importanti di Italia, Spagna, Francia e Irlanda, l'Unione europea dovrebbe prendere in considerazione i temi più urgenti, che elenchiamo.
Prezzo della carne bovina e mercati
I prezzi nei principali stati di produzione carne bovina europea di Francia, Italia, Spagna e Irlanda sono tutti al di sotto dei costi di produzione e questa non è una situazione sostenibile; le difficoltà del mercato causate dal divieto russo per motivi politici che nulla hanno a che fare con il settore zootecnico, un aumento della produzione dalla deregolamentazione del settore lattiero-caseario e la caduta dei consumi hanno provocato il crollo generale dei prezzi, influendo direttamente sulle condizioni di vita dei produttori di carni bovine, i cui redditi sono estremamente bassi e oscillano fra i 10mila e i 15mila euro per anno.
I produttori europei di carni bovine hanno invitato la Commissione europea a intraprendere azioni forti sulle seguenti questioni relative al prezzo e al mercato: orientarsi a sospendere il divieto russo, riaprire il mercato o compensare i produttori per le perdite subìte; garantire l’accesso ai mercati chiave per l’export di carne bovina e bestiame, tra cui Stati Uniti, Cina, Giappone; introdurre immediatamente un Osservatorio sui prezzi del mercato bovino (alla produzione, all’ingrosso e al dettaglio) e su altri indici come i costi di produzione negli Stati membri, per facilitare le previsioni di mercato e adottare azioni tempestive; fornire fondi promozionali aggiuntivi per il settore delle carni per affrontare la sfida legata ai consumi; provvedere a una migliore regolamentazione della filiera della carne bovina, finalizzata a ripartire in maniera più equa le marginalità tra rivenditori, trasformatori e produttori primari.
Questioni commerciali
I produttori di carni bovine dell'Ue accolgono con favore la decisione di rimuovere temporaneamente le quote tariffarie sulla carne dall'offerta trasmessa recentemente da Bruxelles ai Paesi del Mercosur; vi è una totale opposizione tra allevatori europei a qualsiasi mossa da parte della Commissione europea di negoziare un accordo commerciale con il Mercosur, in quanto è unicamente negativo per il settore europeo della carne bovina. Anche perché consentire importazioni di carni bovine nel mercato comunitario costituisce un tradimento dei consumatori da parte della Commissione, nella misura in cui tali produzioni non riescono a soddisfare le norme Ue di tracciabilità, sicurezza alimentare e i controlli di polizia sanitaria, di benessere degli animali e gli standard ambientali.
La richiesta alla Commissione è quella di difendere il settore in tutti i negoziati commerciali, affermando come principio fondamentale quello in base al quale l'Ue non può accettare le importazioni da Paesi che non riescono a soddisfare gli elevati standard comunitari in materia di tracciabilità, sicurezza alimentare, controlli, benessere animale, facendo attenzione anche alle esigenze legate al cambiamento climatico.
Inoltre le organizzazioni raccomandano alla Commissione di valutare l’impatto di tutti gli accordi commerciali nel settore delle carni, prima di procedere con ulteriori negoziati.
Politica agricola comune
Le organizzazioni hanno sottolineato l’importanza fondamentale dei pagamenti diretti per i redditi dei produttori di carne, raccomandando di valutare la possibilità di una revisione a medio termine della Pac.
Il bilancio della Pac deve essere completamente protetto; i pagamenti diretti sono assolutamente fondamentale per i redditi degli allevatori , così come sono estremamente importanti i pagamenti accoppiati e gli altri pagamenti del secondo pilastro, per mantenere animali in grado di dare carne di qualità; i pagamenti del secondo pilastro della Pac e il programma di sviluppo rurale sono un supporto essenziale per contrastare il basso reddito dei produttori di carne bovina e per sostenere le aree rurali degli Stati membri.
Altrettanto importante è che si proceda ad una semplificazione mirata a portare cambiamenti positivi per i produttori, compresa una modifica al greening.