Si tratta forse del primo atto della Macroregione agricola del Nord, lanciata dall’assessore lombardo alla partita, Gianni Fava, e raccolta non solo dalle Regioni a trazione leghista come Piemonte e Veneto, ma nei fatti appoggiata da due amministrazioni del Pd: l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia, che ha aderito in corsa.
La missione – alla quale si stava lavorando da alcune settimane – è andata in porto così liscia che il padrone di casa, Fava, lascia esordire in una sala gremita di colonnelli e generali della suinicoltura il collega Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna.
“Il protocollo d’intesa che ci aggiungiamo a sottoscrivere – ha detto Rabboni – rappresenta uno strumento di trasparenza, che può risultare estremamente utile per la valorizzazione del suino, all’insegna di una maggiore equità”. E poi, per dare il giusto peso all’iniziativa politica, Rabboni rafforza il concetto: “Oggi siamo qui per la volontà comune delle cinque Regioni: il Friuli si è aggiunto dopo e questo significa che quando ci sono iniziative che valgono non di sono confini o colori politici che tengano”.
L’operatività dell’accordo, che sulla carta impone la convocazione di un tavolo entro 60 giorni dalla firma di ieri, “quanto prima raggiungerà risultati concreti tanto più potremo far sì che entri nella sua fase operativa il Sistema di qualità nazionale, per valorizzare tutta la carne del suino”.
L’impegno è quello di estendere il protocollo alle altre Regioni italiane, “perché vogliamo che questa esperienza diventi nazionale. E siccome siamo alla vigilia del Psr 2014-2020, possiamo coordinarci insieme e sostenere obiettivi comuni”.
L’accordo sottoscritto a Mantova, sede della Commissione unica nazionale per i suini grassi da macello, è finalizzata ad individuare un percorso di filiera condiviso e sostenuto scientificamente dal Crpa di Reggio Emilia e dal Crefis (Centri per le ricerche delle filiere suinicole), teso al miglioramento della qualità del prodotto e la sua valorizzazione attraverso strumenti tecnici e modelli di relazione che garantiscano maggior trasparenza del sistema, per aumentare la fiducia tra gli operatori e le garanzie di un’equa ripartizione del valore tra i soggetti della filiera dei suini.
“Il settore non è messo nel migliore dei modi - ha affermato Franco Manzato, assessore all’Agricoltura del Veneto – ma questo accordo è una risposta che parte dal basso, dalla volontà degli operatori. Come Regioni vogliamo sostenere con forza un’intesa che poi deve trovare concretezza non solo nelle parole, ma anche nei fatti. Questo modo di lavorare speriamo che per il futuro possa essere ancora più fruttuoso”.
Per l’assessore lombardo Fava, “è il primo atto di una serie di iniziative da parte di Regioni che hanno trovato soluzioni omogenee a problemi omogenei. Il fatto che questa tematica sia condivisa da Regioni differenti, a prescindere dagli orientamenti politici, rappresenta un valore aggiunto e dimostra che finalmente si parla la stessa lingua in un'area che ha una propria omogeneità e che deve affrontare i problemi con serietà e professionalità”.
Al tavolo della trattativa la filiera si impegna a risolvere due nodi piuttosto complessi da sciogliere, piuttosto datati nel tempo: la definizione del peso morto di riferimento e l’applicazione del sistema di classificazione delle carcasse suine, applicato ormai da diversi anni in quasi tutti i Paesi comunitari. Prerogative da chiarire se si vuole allinearsi alle indicazioni dell’Ue e arrivare al pagamento dei suini a peso morto, uno step comunque ben al di là da venire.
Il testo dell’accordo, al quale manca la menzione della Regione Friuli Venezia Giulia (era la versione originaria, prima che si aggregasse), è consultabile.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie