L'associazione dei cerealisti italiani Anacer ha pubblicato i dati del semestre 2020 in merito alla bilancia commerciale del settore, dove si consolida il trend già visto a inizio anno, con una forte crescita dell'export, un aumento molto lieve dell'import e la conseguente riduzione del deficit nell'interscambio con l'estero.

Andando nel dettaglio, i movimenti valutari hanno visto nel primo semestre 2020 un valore dell'import pari a 2.948,4 milioni di euro, in lieve crescita rispetto ai 2.905,7, in aumento rispetto ai 2.905,7 milioni dello stesso periodo del 2019. Sull'altro fronte l'export ha registrato nei primi sei mesi dell'anno introiti per 2.107,3 milioni di euro, in forte crescita rispetto ai 1.750,5 milioni del 2019. Nei fatti il saldo negativo è di -841,1 milioni di euro, rispetto ai -1.155,2 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso.

Analizzando a livello quantitativo le importazioni, il boom vero è per gli acquisti di grano duro (+416mila tonnellate) e per i semi e frutti oleosi (+88.500 t, di cui +82mila t di semi di soia). Calano invece gli arrivi di grano tenero (-164mila tonnellate), mais (-86mila tonnellate) e orzo (-20mila tonnellate). Si riduce anche l'import di mangimi (-54mila tonnellate) e farine proteiche vegetali (-28mila tonnellate).

Sul fronte dell'export è la pasta a ottenere le performance migliore, con un netto +26% rispetto allo stesso periodo del 2019 (+239mila tonnellate) e dei prodotti trasformati (+63mila tonnellate). Cresce l'export di riso (+58.800 tonnellate), così come i mangimi a base di cereali (+19mila tonnellate). In lieve segno positivo anche le vendite all'estero di semola di grano duro, mentre l'export di farina di grano tenero rimane stabile.