Il mal dell'esca è una malattia causata da un complesso di funghi patogeni che colpisce i tessuti legnosi delle viti inficiandone la produttività. La malattia si può presentare sotto due forme: una apoplettica, che si presenta all'inizio dell'estate e causa la morte della pianta in pochi giorni. L'altra è quella cronica, che ha un decorso di più anni ma che è comunque fatale e causa una perdita di produttività significativa.

In questo articolo abbiamo analizzato approfonditamente le cause e gli accorgimenti per prevenire il mal dell'esca. Nel presente articolo invece ci vogliamo concentrare sulla dendrochirurgia, una (e unica) pratica curativa che prevede l'asportazione del legno malato al fine di salvare la vite e farla tornare produttiva.
 
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"La dendrochirurgia, o curetage, è una pratica antica, nata in Francia e di cui si ha notizia in alcuni scritti risalenti all'Ottocento", spiega Roberto Merlo, tecnico dello studio Uva Sapiens di Treviso, che da diversi anni utilizza questa tecnica per curare viti malate in Italia e all'estero.

In che cosa consiste la dendrochirurgia?
"È una tecnica messa appunto in Francia che prevede l'asportazione del legno malato attraverso l'utilizzo di strumenti come seghe elettriche o a motore. Il tecnico specializzato individua la parte del ceppo con legno cariato (tessuto spugnoso di colore chiaro) e provvede a scavare il legno per rimuovere tutte le parti ammalorate".

È questa una pratica risolutiva?
"È dal 2014 che monitoriamo il decorso di viti curate in Valpolicella, Conegliano Valdobbiadene e Bolgheri e posso dire che il 97,2% delle piante trattate con la dendrochirurgia sopravvive e torna produttiva".
 
Lo 'scavo' del tronco avviene attraverso seghe a motore
Lo 'scavo' del tronco avviene attraverso seghe a motore

Dopo aver asportato il legno malato occorre proteggere la ferita in qualche modo? Magari con dei prodotti rameici?
"L'ideale è utilizzare prodotti a base di Trichoderma. Si tratta di un fungo 'buono' che crea una barriera protettiva e impedisce ai patogeni di insediarsi sul legno. Inoltre è buona norma evitare, come per la potatura in generale, i periodi piovosi nei quali ci sono le condizioni ambientali ideali allo sviluppo dei funghi patogeni".

Qual è il momento migliore per intervenire?
"Il momento migliore è non appena si riscontrano i sintomi del mal dell'esca, che tipicamente sono visibili verso luglio. Prima si interviene meglio è. Tuttavia è comprensibile che l'agricoltore nei mesi estivi sia impegnato nell'attività di gestione del vigneto e non possa dedicarsi alla dendrochirurgia. Inoltre d'estate l'uso della sega elettrica o a motore risulta particolarmente scomodo, a causa sia del calore generato dai motori sia dai Dispositivi di protezione individuale che devono essere indossati".

Quindi si procede dopo la vendemmia?
"Tipicamente . Prima si interviene, più facile è asportare il legno e prima si ha un ritorno alla produttività. Per esperienza personale posso dire che viti curate a luglio sono state vendemmiate regolarmente in settembre".

Tutte le varietà e tutte le forme di allevamento rispondono allo stesso modo a questa tecnica?
"La varietà è ininfluente. Mentre per quanto riguarda le forme di allevamento sono più semplici da trattare quelle rinnovabili, come il Guyot o il doppio capovolto, mentre forme come il cordone speronato, a causa della forma e della posizione che assumono ceppo e cordone, richiedono più tempo".

Quanto tempo occorre per 'operare' una vite?
"Dipende molto dalla forma di allevamento, dallo stadio di avanzamento della malattia e dall'esperienza di chi opera. Può bastare un minuto per i casi più semplici mentre ce ne possono volere anche quindici in quelli più complessi".

È sempre conveniente la dendrochirurgia oppure in certi casi è meglio estirpare la pianta malata e mettere a dimora una nuova barbatella?
"Ogni viticoltore deve fare le proprie valutazioni. Bisogna tenere in considerazione che una pianta curata con la dendrochirurgia torna produttiva dall'anno successivo nei casi in cui venga asportato il 20-30% del tessuto legnoso. Ci possono invece volere due o tre anni per interventi più incisivi. Mentre con il reimpianto la vite entra in produzione a partire dal terzo-quarto anno. Bisogna poi considerare la tipologia di vigneto: impianti vecchi che generano uve pregiate, specie se in territori vocati alla produzione di vini di qualità, rappresentano un capitale da tutelare".