Aumento del prezzo di vendita del vino e riduzione dei costi di produzione. Parte da queste due azioni il progetto di rilancio della vitienologia trentina predisposto dall'Istituto agrario di San Michele all'Adige su incarico della Provincia autonoma di Trento.
Interventi da attuare attraverso due principali strumenti: l'attivazione di un nuovo Consorzio vitivinicolo trentino, nel quale siano pariteticamente rappresentate, accanto a Provincia, Camera di commercio e Fondazione Mach tutte le componenti del settore vino, e nuovi percorsi di istruzione e formazione.
Il piano è stato presentato il primo dicembre nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti, accanto al presidente della Provincia Lorenzo Dellai e agli assessori all'Agricoltura Tiziano Mellarini e alla Cooperazione Franco Panizza, il presidente della Fondazione Edmund Mach Francesco Salamini ed il direttore generale Alessandro Dini.
"Il documento, che condividiamo totalmente, indica con lungimiranza e chiarezza le cose da fare - ha affermato Dellai - Ora lo sottoporremo a tutti i soggetti del mondo vitivinicolo locale, dopo di che verrà adottato dalla Giunta provinciale; le indicazioni in esso contenute diventeranno vincolanti per chiunque chieda il sostegno della Provincia. San Michele dovrà essere il fulcro sul quale si snoderanno tutte le nostre attività e le scelte per questo settore. Dobbiamo recuperare il buon nome del Trentino e ci riusciremo perchè, diversamente dal passato, oggi avverto, forse per la prima volta, una diffusa disponibilità a lavorare in una logica di rete. Penso che potremo fare un eccellente lavoro".
Anche dall'assessore all'agricoltura, foreste, turismo e promozione Tiziano Mellarini arriva l'auspicio che le linee di indirizzo indicate nel dossier della Fondazione Mach vengano condivise da tutti gli attori del comparto: "Dobbiamo imboccare un nuovo percorso e l'esempio da seguire è quello del consorzio Trento Doc. Il prossimo Vinitaly farà vedere un nuovo volto del Trentino vitivinicolo".
Il dossier della Fondazione Edmund Mach si apre con un'analisi dettagliata dell'attuale situazione del settore vitienologico trentino e contiene note e premesse per un piano vitivinicolo. Il documento è frutto del contributo tecnico dell'Istituto di San Michele, ma anche di una serie di colloqui avuti con i rappresentanti del mondo vitivinicolo trentino, della Cooperazione, Camera di Commercio, associazioni, assessorato all'Agricoltura e Dipartimento Agricoltura e alimentazione della Provincia. Attori, tutti questi, chiamati a svolgere un ruolo fondamentale nel coordinamento del rilancio del settore.
Più precisamente l'aumento del prezzo di vendita del vino trentino si potrà attuare, secondo San Michele, innanzitutto attraverso il miglioramento della sua qualità e della sua immagine. Gli attori che possono influenzare e determinare tale aumento di prezzo sono la Cooperazione, gli industriali imbottigliatori e i vignaioli, ma anche le politiche assessorili, la ricerca e la sperimentazione vitivinicola.
Per quanto riguarda invece il secondo intervento, ossia la riduzione dei costi di produzione dell'uva e del vino, tale diminuzione si rivela necessaria in questo momento dato che i costi di produzione variano da 50 a 90 euro al quintale. Anche i costi di gestione, variabili tra le diverse cantine da 18 a 45 euro/quintale di uva trasformata, vanno riconsiderati al ribasso.
Per attuare queste due indicazioni risulta necessario prevedere e proporre, secondo San Michele, un nuovo consorzio vitivinicolo trentino, autorevole e permanente, al quale affidare il coordinamento dell'eventuale piano di interventi.
Al tempo stesso risultano necessarie misure di istruzione e formazione per soddisfare le esigenze del settore.
Il documento presenta otto linee di intervento contenenti azioni e priorità che il nuovo Consorzio potrà eventualmente considerare nella predisposizione di un piano di intervento.
1) Interventi finalizzati al brand. Si tratta di potenziare i marchi-locomotive come il Trento Doc per trainare l'intero settore attraverso una verifica ed eventuale modifica delle zonazioni, creando sottozone di eccellenza, sostenendo i produttori di qualità e promuovendo i brand trentini.
2) Interventi sulla qualità delle uve e dei vini. L'esaltazione della qualità deve giovarsi della creazione di sottozone territoriali e di tecniche di viticoltura innovative, creando inoltre misure di tutela e promozione, riaffrontando il problema delle Doc ed eventuali Docg da proteggere evitando il loro declassamento a Igt. Una proposta specifica riguarda la sostituzione del pagamento delle uve in base a quintali/grado ad ettaro con una remunerazione differenziata per vitigno, tipologia di vino, vocazionalità territoriale.
3) Interventi sui componenti del sistema produttivo vitivinicolo. Le cooperative vanno riorganizzate puntando non solo sul profitto ma anche sulla riscoperta di valori territoriali e con un ruolo nell'affinamento e confezionamento del vino prodotto dalle cantine. Occorre facilitare i servizi prestati dalle cooperative di secondo grado e attuare servizi per la gestione del vigneto. Le cantine di primo grado devono produrre grandi vini e contestualmente ridurre il numero di vini prodotti e coinvolgere di più i produttori nella gestione cooperativa.
4) Interventi sull'organizzazione del comparto vitivinicolo. Occorre riportare in prima fila e responsabilizzare i viticoltori, siano essi associati o cooperative, rendendo più chiara la missione delle cooperative e stimolando i produttori di eccellenze. Se da un lato si ritiene negativa la tendenza all'uso di Igt, dall'altra occorre definire un piano industriale che rivisiti gli attuali disciplinari di produzione.
5) Interventi agrotecnici-territoriali ed enologici. Occorre raccordare meglio il territorio alle tipologie dei vini prodotti, individuare aree di eccellenza con funzioni di traino e sviluppare una viticoltura di precisione basata su una sensoristica moderna, portando più tecnologia e meccanizzazione in campagna e attuando strategie viticole sostenibili.
6) Interventi genetici. Associare un territorio a un vino, individuare macroaree omogenee che gravitino su una cantina sociale che produca uno o pochi vini (gli stessi poi distribuiti da molte organizzazioni), migliorare la zonazione e definirla con precisione, sviluppare nuove varietà resistenti alle malattie e di portainnesti più adatti al territorio. Servono dunque azioni di rinnovamento varietale e progetti di miglioramento genetico.
7) Interventi sulla formazione. Migliorare la capacità imprenditoriale dei giovani che si avvicinano al mondo vitivinicolo, approfondendo nella formazione gli aspetti gestionali e le strategie commerciali, individuando strategie di comunicazione del settore enologico e di promozione dei prodotti locali. Si propone un potenziamento dei corsi di qualificazione professionale, la creazione di corsi per cantinieri, master specifici e laurea magistrale, rafforzando la formazione permanente degli operatori con corsi specialistici, prevedendo invece corsi generalisti per chi si avvicina al settore vitienologico.
8) Interventi di politica del territorio e vitivinicoltura. Si popone di costituzione di un nuovo consorzio di tutela interprofessionale che si avvalga di un osservatorio per prezzi, costi e statistiche, e che attui un piano territoriale e un piano industriale. Quattro i settori di intervento: promozione, normative vitivinicole, tutela e sperimentazioni. I componenti del consorzio sono nominati da Provincia, Camera di Commercio, Cooperazione, Fondazione Mach, associazioni dei produttori e rappresentanti dei vignaioli.
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige