Allo scadere del termine, infatti, a meno di proroghe dell'ultimo minuto che seguirebbero una prassi quasi divenuta abituale (la precedente scadenza bucata in extremis era fissata al 31 dicembre 2015), dovrà entrare in vigore il provvedimento che riguarda circa 1 milione e 600 mila trattrici con età media di 20 anni, di cui circa 668 mila sprovviste di strutture di protezione in caso di ribaltamento e 1 milione e 240 mila senza cinture di sicurezza.
Un panorama complicato
L'entrata in vigore del provvedimento di revisione, che in realtà è già legge e che nella maggior parte degli Stati europei è normale prassi, rappresenta per l'Italia un garbuglio difficile da sciogliere.
Diversi sembrano i nodi nei quali il pettine del legislatore si incaglia ripetutamente. Tra i principali punti dibattuti, troviamo i soggetti che si occuperanno di revisionare e certificare i parametri di sicurezza previsti dal Testo unico per la sicurezza sul lavoro o Decreto Legislativo 81 del 2008, l'elenco degli elementi da sottoporre a controllo e l'atteggiamento da tenere nei confronti dei numerosissimi mezzi agricoli modificati senza che alle modifiche sia seguito l'aggiornamento della carta di circolazione.
Tiene insieme tutti questi elementi e rallenta i tempi di pubblicazione del testo finale tanto atteso, la necessità di mettere d'accordo tutti gli attori della filiera, dai costruttori ai commercianti fino agli utilizzatori finali, su quanto definito nelle bozze di decreto redatto dal legislatore.
Quali certezze ad oggi
Nonostante l'apparente gomitolo intricato, stando alle opinioni di esperti del settore interni ai tavoli di lavoro, le possibilità che la data non venga bucata e quindi che non si assista a un'ulteriore proroga sono alte.
Le certezze messe nel cassetto fino ad ora riguardano i tempi che scandiscono la revisione per trattori e motoagricole, ora denominate trattrici con pianale di carico e il fatto che, come da Decreto del ministero delle Infrastrutture di concerto con quello dell'Agricoltura nel rispetto dei criteri di cui all’articolo 80 del Dgls n° 285 del 1992 o nuovo codice della strada, la revisione è in capo alla Motorizzazione. Fanno eccezione tutti quei mezzi ammessi alla revisione da organi privati e descritti nella apposita legge che comprende autoveicoli, motocicli e camion fino a 105 quintali.
In merito al primo punto, è stabilito che per quanto riguarda nello specifico i trattori, i mezzi immatricolati fino al 31 dicembre del 1973 dovranno essere sottoposti a revisione entro il 31 dicembre del 2017. A questi seguiranno quelli immatricolati fino al 1990 che andranno revisionati entro il 31 dicembre 2018, per proseguire fino ad arrivare a regime con una revisione ogni 5 anni per le macchine immatricolate dal 2016.
Per quanto riguarda i soggetti autorizzati a effettuare la revisione, facendo riferimento al contenuto della bozza di Decreto attuativo predisposta dai ministeri competenti, iniziamo a sbrogliare uno dei famosi "nodi al pettine".
Dovremmo, infatti, assistere a una importante modifica: un comma grazie al quale, ai sensi dell’articolo 19 della legge 270 del 1966, fermo restando che la revisione potrà essere effettuata a cura degli uffici competenti del dipartimento dei trasporti, i soggetti pubblici e privati potranno richiedere l’espletamento della revisione delle macchine agricole presso sedi opportunamente attrezzate. Ciò in poche parole significa apertura al privato.
Una decisione derivante dalla probabile presa di coscienza da parte della motorizzazione delle oggettive difficoltà cui andrebbe incontro, anche solo per risolvere le problematiche di molte macchine operatrici nel raggiungere i centri di revisione.
I nodi da sbrogliare visti dall'interno
Per cercare di venire a capo della situazione e capire bene il significato di alcune possibili decisioni, abbiamo chiesto a Roberto Rinaldin, presidente di Unacma, l'Unione nazionale commercianti macchine agricole, di fare un po' di chiarezza e darci un parere.
"Per quanto riguarda i soggetti che si occuperanno di revisionare le macchine - spiega Rinaldin -, ci sono buone possibilità che la motorizzazione si occupi della revisione relativamente ai parametri di abilitazione alla circolazione stradale, mentre i controlli relativi ai dispositivi di sicurezza del trattore come previsto dal decreto 81 del 2008, saranno in capo ad enti terzi. Ad oggi, gli unici soggetti dotati delle competenze necessarie sono l’Inail o lo Spsal - il Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro, ndr - ma entrambi hanno dichiarato di non essere in grado di gestire la mole di richieste con il personale e le dotazioni a loro disposizione. Ecco che quindi entra in gioco il comma già predisposto nella legge che sancisce la possibilità di delegare a soggetti terzi privati questa certificazione".
Tra i soggetti terzi più preparati e probabili ad assumersi l'onere di prerarare le macchine adeguandole ai requisiti di sicurezza, sicuramente le officine meccaniche della rete distributiva già presenti sul territorio, presso le quali un operatore della Motorizzazione deliberi, apponendo la firma, la messa a norma della macchina secondo quanto stabilito dal decreto 81.
"Tra i vantaggi della soluzione - chiarisce il presidente - si assommano la distribuzione capillare delle officine sul territorio e il percorso di certificazione avviato da Unacma in collaborazione con l'Inail per la preparazione delle officine su quanto stabilito dal decreto 81. Se poi dovesse esserci la possibilità di organizzarsi in consorzi locali dotati di un banco prova, allora si potrebbe potrebbe dar vita a un ente terzo certificatore che riceverà le macchine preparate dalle officine per la delibera finale".
In merito al problema riguardante le macchine modificate e prive di adeguamento sui libretti di circolazione, ci troviamo ad affrontare una situazione diffusa per l'assenza fino ad ora di controlli, la presenza di solo sette centri di omologazione in Italia e i costi, della quale i ministeri competenti non avevano idea. Una discussione ancora in essere, vuole definire la possibilità di accettare o meno deroghe alla messa a norma di queste macchine, tenuto conto che dopo 10 anni i libretti non si possono più aggiornare.
"Stiamo aspettando il decreto attuativo - spiega Rinaldin -, ma ad oggi la linea imboccata è di rigidità. Ovvero, se nulla cambia, le macchine che non rispettano le caratteristiche originali e presentano modifiche non certificate, come ad esempio caricatori frontali, zavorre, cabine o le misure dei pneumatici, andranno riportare alla condizione originaria".
Abbiamo colto o perso un'opportunità?
I tempi sono maturi, il 30 giugno è domani e la bozza di decreto sembra essere prossima alla pubblicazione. A questo punto, abbiamo chiesto al presidente Uncama se siamo riusciti a cogliere un'opportunità o, ancora una volta, vagando nei labirinti burocratici abbiamo perso l'ennesima occasione.
"Credo, a questo punto, di poter dire che la revisione è buona per tutti e forse per primi per quelli che la devono “subire” - commenta Rinaldin - A nostro avviso porterà un plusvalore e una professionalizzazione di tutto il comparto, rendendo più sicuro il lavoro in agricoltura perché possiamo perdere tutto ma non la vita.
Se si riesce a far passare a tutti questo messaggio, avremo colto un'opportunità. Se, al contrario, passerà un messaggio poco corretto avremo mancato l'obiettivo.
Per questa ragione, combatto quanti continuano ad affermare che la revisione è un'operazione utile solo ad ingrassare costruttori e commercianti di macchine agricole".
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Fonte: Agronotizie - Settimanale di tecnica, economia e innovazione in agricoltura
Autore: Michela Lugli