Fiduciosa Federunacoma, legge nel provvedimento uno strumento volto a migliorare la sicurezza del lavoro in agricoltura, con la postilla che sia supportato da corrette modalità applicative.
Per voce del suo presidente Massimo Goldoni, la Federazione sottolinea, per Agronotizie, la ragionevolezza delle nuove scadenze fissate dal decreto 'Milleproroghe'.
"C’è tempo sino al 30 giugno per i decreti attuativi, e tempo sino alla fine dell’anno per la messa a punto degli aspetti operativi - spega Goldoni -. La nostra Federazione parteciperà attivamente alla definizione delle procedure, essendo compresa nel gruppo di lavoro costituito presso l’Ente nazionale per la meccanizzazione agricola - Enama, incaricato proprio di elaborare il documento tecnico per i decreti attuativi.
"Credo che le modalità di applicazione della legge - prosegue - siano il vero nodo per il funzionamento e per il buon accoglimento della stessa, perché il contenuto politico del provvedimento – migliorare la sicurezza del lavoro in agricoltura - è chiaro per tutti e non può non essere condiviso.
La 'ratio' del provvedimento è quella di verificare che le macchine in uso abbiano mantenuto nel tempo le caratteristiche tecniche che avevano al momento della loro immatricolazione e questo mi sembra davvero il minimo necessario.
Le macchine che non dovessero presentare questi requisiti, dovrebbero per forza essere messe fuori uso e magari sostituite con mezzi più attuali, per il cui acquisto sono peraltro previsti incentivi nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale Psr che l’Unione europea ha rinnovato anche per il settennio 2014-2020, e che meritano di essere molto più conosciuti e utilizzati dai nostri agricoltori".
Positiva ma cauta la posizione di Unima, l'Unione nazionale imprese di meccanizzazione, che unisce alla soddisfazione per la proroga nella quale si concretizza la sensibilità dei ministeri coinvolti alle proposte del comparto, la preoccupazione per un ancora non inequivocabilmente certo coinvolgimento nelle forme di incentivazione anche dei soggetti appartenenti alle categorie dei contoterzisti, delle imprese di noleggio, di enti e consorzi.
"Unima si è attivata da oltre un anno per sensibilizzare tutta la filiera della meccanizzazione agricola per giungere a una visione condivisa anche dalle stesse istituzioni.
Come più volte ribadito nelle sedi istituzionali, la normativa dovrà tenere conto dell'evoluzione tecnologica dei mezzi agricoli così da incidere efficacemente sulla sicurezza in campo e su strada senza per questo determinare oneri insostenibili per le imprese coinvolte.
Le forme di incentivazione proposte, tuttavia, dovranno includere tutti i soggetti interessati e non solo le aziende agricole; desta infatti profonda preoccupazione il riferimento ai contributi Inail per l'agricoltura ed ai piani regionali di sviluppo rurale, che rischiano di lasciare fuori ben tre, fra le quattro categorie di soggetti a cui il nostro ordinamento consente l'uso delle macchine agricole.
Riteniamo pertanto indispensabile che si valutino anche altre forme di sostegno che, oltre a rendere meno gravoso l'adeguamento delle macchine agricole più datate, eviti di creare nuove ingiustizie".
“Sulla revisione delle macchine agricole, a differenza di altri utilizzatori, non siamo fra coloro che esultano, poiché siamo all’ennesimo rinvio, con il solito approccio schizofrenico e con una visione miope di un problema che va affrontato con una revisione del codice della strada e, contemporaneamente, con una modifica delle norme sulla sicurezza del lavoro”.
Netto Leonardo Bolis presidente di Confai, non nasconde l'amarezza per quella che definisce "l’ennesima soluzione ponte che rischia di creare ancora una volta disparità all’interno della filiera agricola e che non affronta in termini costruttivi il tema della revisione".
La Confederazione agromeccanici e agricoltori italiana, la cui posizione oppositiva al provvedimento è stata chiara fin dall'inizio, dal 2009, per voce del suo presidente, individua nella revisione delle macchine agricole "una tassa mascherata che genera solo burocrazia, senza alcun risvolto pratico in termini di sicurezza sulla circolazione e sul lavoro nei campi".
La revisione che coinvolgerebbe oltre 1,5 milioni di trattrici agricole, per Confai, si tradurrebbe in un aggravio dei costi gestionali per il mondo agricolo di almeno 200 milioni di euro.
“Un puro costo" rinforza il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellini secondo il quale una revisione sarebbe difficilmente controllabile mancando, per le macchine agricole, un sistema d’iscrizione equivalente al Pra, il Pubblico registro automobilistico.
In aggiunta all'inutilità e nocività del provvedimento attraverso il quale, spiega, "qualcuno ritiene di poter incentivare il rinnovo del parco macchine che in Italia brilla solo per obsolescenza", Confai legge nella proroga accordata dalla legge 150 del 2013, "più che una vittoria un sintomo di incapacità di armonizzare le norme e individuare una strategia a lungo termine".
"Il rischio - aggiunge l’organizzazione degli agromeccanici e degli agricoltori italiani -, è che si adottino ulteriori provvedimenti iniqui e discriminanti nei confronti degli agromeccanici, unica categoria ancora in grado di acquistare le trattrici più potenti e le attrezzature più moderne, sostenendo un mercato che vale in Italia 7,5 miliardi di euro".
"Qualcuno - conclude Cappellini -, ha già proposto di utilizzare le risorse che verranno messe a disposizione degli agricoltori tramite i Programmi di sviluppo rurale e alle quali, con l’attuale normativa, le imprese agromeccaniche non possono accedere, per finanziare le spese derivanti dalla revisione”.