La Argentati - da dieci anni alla guida del Distretto agrumi di Sicilia, macrosistema che riunisce l'intera filiera della maggiore regione agrumetata d'Italia (60% della produzione italiana) - partendo dall'esperienza positiva della Sicilia, che è riuscita ad aggregare l'intera filiera, ha posto l'accento sull'importanza di valorizzare sui mercati italiani ed esteri le produzioni Dop, Igp e bio degli agrumi italiani, colture diffuse nel Sud Italia.
"Serve programmazione - ha spiegato la Argentati ai microfoni di Rai Radio 1 - per lavorare come sistema Italia e diventare competitivi all'estero. Dobbiamo conoscere cosa e quanto abbiamo. In Sicilia, ad esempio, territorio che per forza di cose conosco meglio, il catasto agrumicolo andrebbe rinnovato perché negli ultimi dieci anni ci sono stati molti cambiamenti: da un lato l'abbandono per mancato reddito o per danni legati al virus tristeza; dall'altro molti reimpianti grazie alle misure per contrastare il parassita".
"Per questo mi appello al ministro Patuanelli - ha aggiunto la Argentati - perché presti attenzione all'agrumicoltura, comparto che solo in Sicilia impiega circa 32mila lavoratori e che, con le sue produzioni Dop, Igp e bio rappresenta una delle eccellenze della biodiversità in Italia la cui tracciabilità di filiera è garanzia di qualità e genuinità per il consumatore e premia l'impegno etico dei produttori i quali, per ottenere il bollino dei consorzi di tutela, devono superare rigorosi sistemi di controllo".
Le richieste della presidente Argentati sono il frutto anche della più recente esperienza del Distretto produttivo agrumi, culminata nella approvazione del nuovo Patto di sviluppo del Distretto - "documento programmatico triennale, che evidenzia le azioni che il distretto propone di attuare per lo sviluppo della propria realtà produttiva", che è stato condiviso e sottoscritto da 53 imprese della filiera agrumicola siciliana - singole e associate, Op, Consorzi di tutela Dop e Igp, ed altri soggetti - che hanno aderito al Distretto in qualità di soci del Consorzio di distretto, e da 32 enti (enti locali e territoriali, istituzioni pubbliche, enti di ricerca, rappresentanze agricole) in qualità di partner del Distretto.