Intanto, pare che le ultime piogge non siano bastate per salvare il raccolto 2020: qui le previsioni sono ancora oggi di un calo importante rispetto al 2019.
Nello scorso anno– secondo Istat – la Puglia, con investimenti su 345mila ettari, ha prodotto quasi 9,6 milioni di quintali di grano duro, per altro di relativa buona qualità, con una resa pari a oltre 27,8 quintali ad ettaro. La produzione pugliese è stata pari a circa il 25% di quella nazionale di questo cereale, attestatasi – sempre secondo la medesima fonte – a quasi 38,5 milioni di quintali. Sul proscenio del Mezzogiorno - oltre 25,9 milioni di quintali prodotti- la Puglia nel 2019 ha rappresentato il 37% del grano duro raccolto.
Previsioni per il raccolto in Puglia
A fronte di questi numeri AgroNotizie ha sentito Michele Ferrandino, presidente della Cia agricoltori italiani di Foggia, maggiore bacino produttivo regionale in Puglia, e Felice Ardito, presidente della Cia Levante."In provincia di Foggia, a causa delle ultime calamità, si prospetta un calo della produzione di grano duro nell'ordine del 20-30% - dichiara Ferrandino, che sottolinea – la situazione è a macchia di leopardo, il danno non è uniforme, perchè chi ha effettuato l'irrigazione di soccorso è riuscito a contenerlo".
Per Ferrandino, inoltre "le rese per ettaro sono di difficile stima, potrebbero alla fine attestarsi tra i 20-23 quintali ad ettaro, minori dello scorso anni, ma compensate da una relativa buona qualità attesa".
Situazione molto simile a Foggia permane anche nelle province di Bari e Barletta – Andria-Trani, due territori che insieme rappresentano un terzo della produzione di tutta la Puglia. Fin qui le previsioni che non sono molto diverse da quelle di qualche settimana fa.
Redditività, prezzi ancora troppo bassi e costi in aumento
C'è poi il capitolo redditività: produzione bassa prezzi alti? Non è detto. Intanto ci sono i costi: "L'emergenza Covid-19 renderà più difficili trasporti e logistica ed ha già aumentato gli obblighi di sicurezza relativi al lavoro - spiega Ardito, presidente provinciale di Cia Levante - questo significa che, nonostante i prezzi accordati agli agricoltori, l'effettiva redditività della produzione di grano duro è ancora un'incognita".Recentemente si è osservato sulla piazza di Bari l'uscita di scena dalle quotazioni della Borsa merci dei grani duri esteri di prima qualità, ma in previsione di un raccolto magro si sono segnalati comunque alcuni importanti attracchi di navi silos.
A fronte di tanto Ferrandino dichiara: "Il traffico di perfezionamento attivo, noto con la sigla di Tpa, consente di importare grandi quantità di grano duro dall'estero, per essere poi riesportato trasformato, senza pagare alcun dazio o prelievo agricolo e senza subire l'effetto di eventuali misure di politica commerciale: è un meccanismo che favorisce manovre speculative per fare in modo che massicce importazioni possano abbassare il prezzo da corrispondere agli agricoltori italiani".
Una politica per il grano duro
Per Cia Capitanata e Cia Levante è necessario approvare subito, a livello nazionale, delle misure che incentivino la produzione e il consumo di grano duro italiano, anche incidendo sulle scorte e, soprattutto, impedendo meccanismi che favoriscano l'importazione di carichi provenienti dall'estero.L'organizzazione ritiene si debba operare una stretta sul rispetto e i pagamenti dei contratti di filiera, sciogliendo positivamente le incertezze che riguardano anche gli impegni per il 2020-2021. Cia Capitanata e Cia Levante, inoltre, ritengono che il Governo nazionale debba scongiurare qualsiasi ipotesi di tagli alle risorse della Politica Agricola Comunitaria.
"Garantire la redditività è prioritario, anche attraverso incentivi alla ricerca sull'esempio di ciò che avviene in Francia, dove risorse specifiche sono state destinate a realizzare semi di qualità. Anche sull'istituzione della Cun, la Commissione unica nazionale sul grano, è necessario che il Governo di decida una volta per tutte e lo faccia presto e bene, designando Foggia come sede" conclude Ferrandino.
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