Ho sentito parlare di "Green new deal" da Raj Patel (il vincitore del premio ed economista tradotto in 70 lingue), di giovani e donne in agricoltura, di biologico, di agroecologia, di cambiamento climatico e fenomeni migratori - e di tanto altro.
Mi si è confermata l'idea di una crescente centralità della produzione agricola fra le attività umane nei prossimi decenni.
Un'agricoltura che dovrà nutrire una popolazione crescente ma nutrendola meglio. Un'agricoltura che dovrà essere senz'altro più pulita ma anche più tecnologica. Un'agricoltura sostenibile per l'ambiente ma anche per chi la fa, gli agricoltori.
Gli agricoltori - appunto - che dovranno essere retribuiti per la loro attività anche per la gestione del territorio, dell'ambiente e del paesaggio. E questo è un punto centrale: se in tutti i paesi sviluppati si supporta l'agricoltura è ora che si faccia un passaggio fondamentale: si supportino invece gli agricoltori. I veri agricoltori. Si supporti primariamente il lavoro di chi quotidianamente opera nelle campagne.
Crediamo che questo sia un passaggio fondamentale su cui costruire le nuove politiche non solo agricole ma anche ambientali e, perché no, commerciali. Ho imparato da tante belle teste che è una posizione di buon senso: pensiamoci e proviamo a spingere tutti assieme.