Agrinsieme Sicilia Orientale, il coordinamento costituito da Cia, Confagricoltura, Alleanza delle cooperative (Lega confcooperative e Agci) e Copagri da Catania il 14 giugno scorso aveva lanciato l’ultimo appello al governo guidato da Lello Musumeci, sottoscrivendo un documento di sintesi sulle questioni aperte e di maggiore criticità che vive il settore agroalimentare. E le organizzazioni si erano dette pronte a dichiarare lo stato di agitazione. Pronta risposta dell’assessore regionale per l’Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera, alle questioni poste da Agrinsieme. In cima ad una lunga serie, l’agrumicultura, per la quale si chiede un piano agrumicolo nazionale.

“Diamo atto all’assessore Bandiera della tempestività e della sensibilità rispetto alle problematiche che abbiamo evidenziato”, dichiara Agrinsieme Catania, al termine dell’incontro svoltosi questa mattina presso la sede dell’assessorato Agricoltura.

“Bisogna battersi assieme per un piano agrumicolo nazionale serio, in grado di dare risposte ad un comparto importante a partire dalle risposte fitosanitarie" afferma l’assessore Bandiera, che annuncia: "Giovedì incontrerò il ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, col quale mi farò promotore delle istanze del nostro territorio e al quale chiederò di intervenire presso la Commissione Europea affinché si raggiungano accordi sul commercio internazionale che tutelino le produzioni mediterranee e l’agricoltura siciliana tutta”.

Ma la lista delle richieste di Agrinsieme è lunga: a cominciare dalla mancata programmazione di interventi strutturali e alla carenze di infrastrutture, fino ad un inadeguato controllo e gestione delle fitopatie. Agrinsieme Sicilia Orientale aveva chiesto: "Tornino al centro dell’agenda politica regionale temi importanti, come la riforma dei Consorzi di bonifica, la sburocratizzazione, la gestione Agea, i sostegni fiscali alle imprese".
 

I documento con le richieste di Agrinsieme

“Servono interventi robusti ed efficaci per superare l’emergenza ed una lungimirante programmazione per far fronte sul piano strutturale alle necessità del sistema agroalimentare del nostro territorio – sostengono i rappresentanti di categoria – L’ammodernamento degli impianti produttivi per dare valore alla qualità, alla competitività nei mercati al consumo e garantire un adeguato sostegno alle politiche di filiera salvaguardando i redditi e l’occupazione, deve essere il filo conduttore di politiche governative, che nell’ambito di una non più rinviabile attuazione del riconoscimento delle condizioni di insularità della Sicilia, determini scelte di vantaggio sulle politiche fiscali, sui costi di trasporto, sul lavoro, sulla logistica e sulle infrastrutture”.
 

Agrumi, emergenza fitopatie: servono risposte

Nel territorio siciliano – ricorda il documento di Agrinsieme - si concentra il 57% delle produzioni nazionali di agrumi, con oltre 10 milioni quintali di arance, 4 milioni di limoni, 600mila di mandarini e 500mila quintali di clementine all’anno che rappresentano i due terzi del raccolto nazionale. Sono circa 70mila ettari nella sola Sicilia orientale dedicati all’agrumicoltura, di questi 15mila ettari sono coltivati a limoni, gli altri ad agrumi arancia amara, e fatta eccezione per i 10mila ettari trasformati dalle imprese, i restanti 45mila ettari di agrumeti sono stati colpiti dal Tristeza virus.

“Sono necessari – dichiara Giuseppe Di Silvestro, presidente Cia Sicilia Orientale – un piano di rilancio dell’agrumicoltura siciliana e nazionale, che valorizzi le opportunità offerte dal riconoscimento comunitario Igp, aiuti la diversificazione produttiva e l’allargamento del calendario produttivo, affermi la validità dell’innovazione e della ricerca finalizzata al miglioramento delle cultivar e alla conquista dei mercati sia per il prodotto fresco che per il trasformato. Una cabina di regia nazionale per programmare gli interventi necessari finalizzati all’ammodernamento dell’agrumicoltura e un piano finanziario, tale da favorire una vera e diffusa ristrutturazione sia dal punto di vista della difesa contro le fitopatie conosciute (Tristeza virus) che contro le nuove fitopatie (Citrus black spot e Greening). Anche le colture limonicole segnano il passo e, scontano la presenza delle fitopatie prima fra tutti il Malsecco dei limoni sul quale bisogna intervenire con urgenza”.
 

Ceralicoltura, prezzi ancora troppo bassi

“Il comparto cerealicolo sta subendo una notevole pressione dalla concorrenza estera che si riflette su un modesto aumento dei prezzi che non trova riscontro negli aumenti dei costi di produzione sempre più alti – ha aggiunto Giovanni Selvaggi, presidente Confagricoltura Catania – É indispensabile valorizzare i nostri prodotti cerealicoli che subiscono la concorrenza sleale dei paesi terzi che producono a costi enormemente più bassi, con manodopera a basso costo, con prodotti fitosanitari non più ammessi dai regolamenti europei e nazionali”.
 

Rilanciare la programmazione degli investimenti

“La programmazione degli interventi va fatta in un quadro strategico e di sistema che guardi alla produzione, trasformazione, mercato, ricerca, innovazione, aggregazione, sostenibilità ambientale e territorio – dice Salvatore Corrado Marino per Alleanza delle cooperative – servono politiche adeguate, per l’innovazione e per la competitività, dirette a favorire la ripresa economica delle imprese agricole, fondamentale anche il capitolo delle infrastrutture materiali e immateriali, strategiche per lo sviluppo agroalimentare, soprattutto nella nostra isola e a partire dalle aree rurali, dove il sistema sconta arretratezze e inefficienze”.
 

Bonifiche, ancora da sciogliere i nodi riforma e ruoli

E ancora, il nodo dei Consorzi di bonifica è stato affrontato dal responsabile regionale Cia Giosuè Catania“Lo stato di emergenza nel settore idrico e le gravi responsabilità storiche sia nella gestione della bonifica in Sicilia che nei mancati interventi strutturali, conferma la necessità di interventi indifferibili in un tutt’uno con la tanto attesa riforma sul riordino dei Consorzi di bonifica, compreso un intervento immediato per respingere l’aumento spropositato e ingiustificato dei ruoli consortili”.
 

Burocrazia e pagamenti Agea al rallentatore

E infine la burocrazia, “Un fardello eccessivo per le aziende agricole – sostiene Graziano Scardino, responsabile regionale Cia per i rapporti con Agea – che pesa quasi come le calamità naturali sia in termini di costi che in termini di tempo sottratto alla gestione dell’impresa. Agea per esempio è un carrozzone politico che sta strozzando le imprese agricole. Basti pensare ai mancati pagamenti delle misure a superficie del Psr che dopo quattro anni sono ancora bloccati presso Agea a causa di anomalie informatiche o di controlli automatizzati”.