I consumi di olio di oliva sono in diminuzione. Secondo i dati del Consiglio oleicolo internazionale di Madrid, e ripresi in Italia da Unaprol, negli ultimi dieci anni il consumo dell'olio di oliva in Italia è calato di oltre 200mila tonnellate.
A fare compagnia al nostro paese vi sono, nello stesso periodo, Spagna con -100 mila tonnellate e Grecia. Quest'ultima ha perso il 22% scendendo a 120mila tonnellate all'anno. 

Il prodotto principe della dieta mediterranea deve essere tutelato contro il rischio di omologazione e l'abbassamento della qualità dei prodotti agricoli derivanti dal Ceta tra Unione europea e Canada. E' il commento della Coldiretti Campania dopo la pubblicazione dei dati sul consumo mondiale di olio extravergine d'oliva da parte di Unaprol, sulle stime del Consiglio oleicolo internazionale.

E la Campania risponde nel segno della distintività delle produzioni regionali: Aprol annuncia che presto sarà in commercio una bottiglia di olio extravergine di oliva con il marchio dei produttori olivicoli della regione.

"Siamo il paese della biodiversità e quindi nettamente contrari all'accordo Ceta perché non è nei migliori interessi dell’Italia" afferma David Granieri, riconfermato proprio oggi, 2 marzo 2017, all'unanimità e per il prossimo triennio quale presidente di Unaprol.  

Nel mondo l'86% dei consumatori, sottolinea lo studio di Unaprol, sa cos'è l'olio extravergine di oliva e una media del 72% sa che l'Italia è uno dei paesi produttori. Inoltre, nella misurazione della notorietà tra i paesi produttori di olio di oliva, l'Italia è prima in classifica nel mercato globale.

"L'accordo Ceta però - continua Granieri - mischia le carte e crea confusione tra i consumatori perché avranno più difficoltà a distinguere prodotti originali da quelli con nomi simili agli originali e di fantasia, che evochino anche una certa italianità. Questo non è corretto perché non si può sostenere la globalizzazione a spese dell'olivicoltura italiana che è basata sul concetto di biodiversità e di glocalizzazione dei territori di produzione".

"Il rapporto con il cibo ha un enorme valore sociale - commenta Gennarino Masiello, presidente della Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale - che viene del tutto sottovalutato nell'elaborazione di proposte commerciali come il Ceta. Il calo dei consumi di olio extravergine e un accordo al ribasso sono un mix letale per un modello alimentare che è nato nella nostra regione, la dieta mediterranea. Insidiare questo patrimonio secolare spingendo la cultura dell'omologazione significa fare un salto indietro economico e culturale. Gli effetti negativi non si scaricano solo sull'agricoltura, ma anche sulla tutela del territorio e sulla salute dei consumatori".
 
Per valorizzare la distintività delle produzioni della regione, annuncia Aprol, sarà presto disponibile una nuova bottiglia con il marchio dell'associazione dei produttori olivicoli della Campania. Un'iniziativa che servirà a contrastare il fenomeno della concorrenza sleale che spesso spaccia per extravergine prodotti di qualità inferiore e di provenienza incerta.
L'obiettivo è anche costruire un packaging che trasmetta valori e contenuti ai consumatori.