Pubblico numeroso e attento e grande atmosfera all’Istituto Svizzero di Roma per un appuntamento dedicato alla sostenibilità in campo agroalimentare, organizzato nell’ambito del “Giro del Gusto”, tappa romana delle attività di presentazione del Padiglione Svizzero in vista di Expo 2015.

Nato da una collaborazione con la Fondazione Qualivita, il dibattito ha messo a confronto esperienze elvetiche e italiane. Ma se per la Svizzera parlare di sostenibilità è naturale, come se fosse parte del Dna del Paese, al punto che ha già un posto nella Costituzione con l'articolo 73, è ancora lungo il percorso da intraprendere nel nostro Paese.

Dal confronto è infatti emerso che in Italia le aziende sono sempre più interessate alle tematiche legate alla sostenibilità, ma c’è ancora molta strada da fare. Non esiste in effetti un’idea univoca su come declinare e portare all’interno delle imprese questo tema, anche se si sta delineando in modo netto la consapevolezza di quanto la sostenibilità possa essere interessante sia dal punto di vista di una crescita “etica” che per quanto concerne gli aspetti economici che può generare. Non è certo un caso se, pur in un momento di forte contrazione economica, i numeri legati al bio sono tutti di segno positivo.

Una difficoltà evidente, soprattutto in Italia, è quella della comunicazione verso i consumatori affinché questi sappiano dare il giusto valore ai prodotti ottenuti con pratiche sostenibili. Le piccole aziende, a fronte di un rilevante impegno nell’adozione di processi non dannosi per il territorio, purtroppo ancora non vengono percepite per il valore aggiunto delle loro produzioni. E, al tempo stesso, le dimensioni di queste realtà non consentono di investire cifre importanti nel marketing. Il reperimento di fondi da destinare a comunicazione e marketing permetterebbe alle bio aziende, che già stanno lavorando in modo sostenibile e a tutte quelle che vorranno convertire le loro produzioni, di poter avere i giusti riscontri.

L’agricoltura svizzera, da questo punto di vista, mostra già una forte sensibilità al rispetto ambientale, e molti operatori hanno allargato il fronte della sostenibiltà includendo anche un aspetto di trasparenza nei confronti del consumatore. Le aziende che aderiscono al progetto ProSpecieRara, tra l’altro, già operano nel campo della “formazione” ai clienti.

Forte di questa impostazione, che è culturale prima ancora che commerciale, la Svizzera vuole porre al centro delle tematiche da portare ad Expo 2015 il dibattito sulla sostenibilità e sul consumo responsabile.
Sarà infatti dedicato a questi concetti il padiglione all'esposizione universale del prossimo anno a Milano.

Da questo primo costruttivo confronto fra Svizzera e Italia sono emersi aspetti importanti ancora da approfondire, ma che possono portare a risultati concreti. E se da parte elvetica si è avuta la conferma di quanto lo schema legato al bio sia una tradizione consolidata e attenta al rispetto ambientale, da parte italiana va sottolineato con soddisfazione il fatto di come si stia creando una nuova sensibilità verso le produzioni agricole sperimentali e innovative, con meccanismi nuovi di progettazione che potranno essere integrati quanto prima in un visione più ampia.