"La Commissione ha violato in modo sostanziale i suoi obblighi procedurali, il Tribunale annulla le decisioni impugnate". E ancora: "Se la Commissione avesse rispettato le norme, gli esiti della procedura o il contenuto delle decisioni impugnate avrebbero potuto essere sostanzialmente diversi".
Violazioni delle norme procedurali. È questa la motivazione che ha portato il Tribunale dell'Unione europea ad annullare le autorizzazioni della Commissione all’immissione in commercio della patata Amflora, la patata transgenica sviluppata da BASF per l'impiego dell'amido in essa contenuto a scopi industriali e di alimentazione animale.

Secondo il Tribunale, la Commissione "non ha sottoposto ai comitati competenti i progetti modificati" delle decisioni sull'autorizzazione alla "superpatata" Amflora e nemmeno il parere dell'Efsa, l’agenzia per la sicurezza alimentare - parere del 2009 - né quelli sui rischi per l'uomo e l'ambiente.
 

Pur se l'Efsa, nel suo ultimo parere, aveva concluso che non c'erano rischi, Bruxelles il 10 marzo 2010 aveva subito dato il suo via libera senza consultare gli organi preposti. Il parere dell'Efsa, molto diverso da quello emesso in precedeza, avrebbe dovuto essere valutato, dal momento che era diventato la base su cui la Commissione ha dato poi il via libera alla coltivazione della patata ogm della Basf. 

Indi per cui, il Tribunale osserva che "la Commissione, avendo deciso di chiedere all'Efsa un parere consolidato e avendo fondato le decisioni impugnate in particolare su tale parere, senza consentire ai comitati competenti di prendere posizione né sul parere né sui progetti di decisione modificati, ha violato le norme delle procedure di autorizzazione".


Qui la sentenza del Tribunale dell'Unione Europea