Sette progetti finanziati dalla Regione Emilia-Romagna per la tutela della bioversità e per promuovere la valorizzazione delle varietà e delle razze autoctone a rischio di estinzione.

 

Dal frutteto presso il Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio (Bologna) dedicato esclusivamente alla produzione di 156 antiche varietà frutticole; alla salvaguardia dei vitigni "Lambruscone" e "Festasio" in provincia di Modena, al censimento e successiva coltivazione di antiche varietà locali come la "zucca berrettina" in provincia di Piacenza; alla riorganizzazione del "campo collezione" di antichi vitigni presso l'Istituto tecnico agrario Zanelli di Reggio Emilia.

 

I progetti sono promossi dalle Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena e sostenuti da risorse del Piano regionale di sviluppo rurale per una cifra complessiva di circa 800 mila euro.

 

Dall'inizio del XX° secolo a oggi si calcola che in tutto il mondo sia scomparso oltre il 70% della diversità genetica delle principali colture agrarie, non più rispondenti alle esigenze della moderna agricoltura intensiva. E lo stesso è accaduto per molte razze animali.

 

Nel 2008 la Regione ha varato una legge che punta proprio a tutelare dall'estinzione il patrimonio di razze e varietà locali del territorio emiliano-romagnolo, riconoscendo ad esso una straordinaria importanza ambientale, ma anche storica, culturale ed economica. Il tema è stato al centro del convegno per la presentazione delle "Linee-guida e del Piano nazionale sulla biodiversità" promosso oggi a Bologna dal ministero delle Politiche agricole, dalla Conferenza delle Regioni e dalla Regione Emilia-Romagna. 

 

Attualmente nel "Repertorio" introdotto dalla legge regionale sono registrate 107 varietà e razze autoctone dell'Emilia-Romagna, a rischio di estinzione, segnalate da istituti di ricerca e scientifici, ma anche da singoli agricoltori. Ad esse la Regione riconosce tra l'altro particolari finanziamenti del Psr non solo per tutelarle, ma soprattutto per favorirne il ritorno in produzione.

 

E' il caso delle razze bovine "Romagnola", "Reggiana" e "Modenese della Val padana" e del cavallo Bardigiano: al 31 ottobre erano 576 domande le domande presentate da altrettanti allevatori emiliano-romagnoli per un contributo complessivo di 1 milione e 600 mila euro.
Lo stesso accade per quanto riguarda le varietà vegetali più in pericolo: qui le domande di contributo sono al momento 85, riguardano soprattutto antiche cultivar di vite da vino e di piante da frutto e hanno usufruito di finanziamenti per circa 53 mila euro.

 

"Sono dati - commenta l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboniche dimostrano l'interesse crescente del mondo agricolo alla conservazione attiva delle vecchie varietà e razze. La nostra ambizione è proprio questa: affiancare alle attività di conservazione e di tutela iniziative permanenti di messa in produzione e di valorizzazione commerciale. Il futuro miglioramento genetico ha bisogno di attingere da queste biodiversità, ma anche la distintività commerciale delle produzioni agroalimentari regionali ha bisogno di presentare piccole produzioni preservate dall'omologazione delle produzioni intensive e super specializzate".

 

Oltre al Repertorio delle varietà a rischio e alla figura degli agricoltori custodi, che svolgono un ruolo di pubblica utilità proprio perché si impegnano a coltivare e allevare piante e animali autoctoni, la legge regionale sulla biodiversità introduce anche un altro strumento molto importante, quale la Banca del germoplasma, per la conservazione del patrimonio genetico.