Cresce la tensione nel comparto del pomodoro da industria dopo che anche gli ultimi incontri si sono tramutati in un nulla di fatto. Giovanni Lambertini, presidente della Sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Piacenza, lunedì ha partecipato all’incontro organizzato a Bologna da Confagricoltura sul tema della contrattazione per la prossima campagna.
“Una trattativa seria – spiega Lambertini - si doveva iniziare ad ottobre e in ogni modo tenendo conto dei costi di produzione, invece sul prezzo si continua a tergiversare e siamo ormai a marzo. La trasformazione propone ai produttori di rivedere le tabelle qualitative, ma in questa fase della trattativa, chiedere di concentrarci sugli aspetti qualitativi è quantomeno inopportuno".
"Sono state avanzate proposte non condivisibili né nel metodo né nel merito – presegue Lambertini – non è pensabile che tutti gli anni si proponga di rivedere quello che dovrebbe essere uno strumento tecnico: un insieme di parametri oggettivi che determinano la qualità delle produzioni. Le tabelle possono essere migliorate, rese più trasparenti ed univoche, ma non modificate in funzione della congiuntura economica. Ora siamo in emergenza senza un prezzo diversi produttori potrebbero scegliere di rinunciare agli investimenti del settore per evitare di fare scelte aziendali al buio”.
C’è tensione, evidenzia Confagricoltura Piacenza, perché a fronte di un prezzo che ancora manca, sono invece già ben consistenti gli aumenti dei costi produttivi, peraltro da anni costantemente crescenti e l’incremento della tassazione a carico del settore.
Le aziende quest’anno devono fare i conti con l’Imu sui terreni, le quotazioni del gasolio agricolo alle stelle, gli agrofamarci con costi sempre più proibitivi. Per la prossima campagna, inoltre, diversi principi attivi usciranno dal disciplinare di produzione e quelli nuovi dovranno rispondere a criteri ulteriormente stringenti che porteranno sì a standard elevati, ma a fronte di maggiori aggravi di costi.
Il rischio di rinunciare agli investimenti nel settore è poi legato anche alla difficoltà ad ottenere credito dalle banche. Sulla base di queste considerazioni, l’assemblea dei produttori aderenti a Confagricoltura Piacenza pochi giorni fa aveva espressamente richiesto una riduzione del 25% delle superfici coltivate a pomodoro da industria rispetto al 2011.
“In questo momento più che mai, tutta la filiera deve cercare un equilibrio – ribadisce Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza – il rischio concreto è quello di interrompere la filiera del pomodoro da industria, fiore all'occhiello del Made in Italy nel mondo. La trasformazione sbaglia se ritiene di tenere la produzione in scacco con un atteggiamento non collaborativo dimenticando che, in ogni modo, senza il prodotto primario non può esserci trasformazione”.
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Fonte: Confagricoltura Piacenza