Si chiama Pseudomonas syringae pv. Actinidiae, in acronimo PSA, ma è meglio conosciuto in agricoltura come Cancro batterico dell'actinidia. I suoi attacchi possono arrecare danni anche severi alla coltura, provocando fessurazioni nei tronchi e nei tralci, dai quali in seguito esce un essudato rosso ambrato.

Segnalato per la prima volta in Giappone nel 1989, il cancro batterico è approdato in Italia nel 1992 e da allora ha richiesto nuove cure da apportare a una coltura fin lì apprezzata anche per le scarse avversità che la colpivano.
 
Sintomi di cancro batterico su actinidia
Sintomi di cancro batterico su actinidia

Fra le soluzioni atte al suo contenimento si evidenzia Bion® 50 WG di Syngenta, a base di acibenzolar-S-methyl, il quale ha finalmente ottenuto l'autorizzazione definitiva su actinidia contro tale patogeno.  

Bion® 50 WG mostra una differente modalità d'azione rispetto ai prodotti attualmente usati contro PSA, come per esempio i formulati rameici e microbiologici. Infatti, oltre ad avere una elevata mobilità all'interno dei tessuti vegetali, acibenzolar-S-metile agisce attivando i sistemi naturali di difesa delle piante rendendole più resistenti alla penetrazione e alla diffusione del patogeno. Per queste ragioni deve essere utilizzato preventivamente e va visto come un utile strumento da integrare con le attuali misure tecniche ed agronomiche per il contenimento della malattia.
 
Nelle sperimentazioni di campo degli ultimi anni, Bion® 50 WG, impiegato in diverse strategie, ha continuato a mostrare buoni risultati di efficacia per il contenimento della malattia.
 

Autorizzazione definitiva

In data 11 ottobre 2018, il prodotto ha ottenuto l'estensione di etichetta per l'actinidia, con Pseudomonas syringae pv. Actinidiae quale avversità target.

Il prodotto può essere impiegato sia tramite applicazioni fogliari, sia al suolo. Quanto a posologia, per le applicazioni fogliari Bion® 50 WG va dosato a 10-20 grammi per ettolitro d'acqua (200 g/ha), intervenendo a partire dalla fase di germogliamento fino allo sviluppo dei frutti, oppure dal post raccolta fino a inizio caduta foglie. I trattamenti vanno cadenzati con intervalli di 14-21 giorni fino a un massimo di otto per stazione.

Per le applicazioni localizzate al suolo la dose è di 200 g/ha veicolati con volumi d'acqua pari a 8mila-10mila litri per ettaro, effettuando un massimo di sei applicazioni annue cadenzate anch'esse ogni 14 - 21 giorni.

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