Così a Foggia mercoledì scorso Antonio Ferraioli, presidente dell'Anicav, l'Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, a margine dell’assemblea pubblica della principale associazione di rappresentanza delle industrie conserviere: 110 aziende suddivise in 12 regioni e dislocate per lo più al Centro–Sud. L'assemblea si è svolta all'interno dell'evento “Il Filo rosso del Pomodoro”, giunto alla sua terza edizione.
Alla luce delle vicende che hanno riguardato il settore, in particolare il tema del lavoro irregolare, quest’anno "Il Filo Rosso" ha legato la filiera del pomodoro al tema dell’etica e della sostenibilità, su cui hanno dibattuto il presidente di Anicav Ferraioli e il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
“Questa è un’occasione importante per far convergere i punti di contatto tra le varie realtà della filiera, in particolare con l’Anicav – ha dichiarato Roberto Moncalvo, - al fine di garantire la trasparenza nei confronti dei consumatori. Il pomodoro è uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy, che si caratterizza per qualità e sicurezza alimentare. Per questo è necessario fare squadra e valorizzare il lavoro di tanti agricoltori e industriali onesti”.
I numeri
Nella campagna 2015 la produzione di pomodoro, nel nostro Paese, ha registrato un incremento di circa il 10%, passando dai 4,9 milioni di tonnellate del 2014 ai 5,4 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato quest’anno. Lo rilevano i dati sulla raccolta 2015-2016 elaborati dall’Anicav.
L’Italia è il terzo trasformatore mondiale di pomodoro e rappresenta il 13% della produzione mondiale (circa 41,3 milioni di tonnellate) e il 48% del trasformato Ue, con un fatturato totale di oltre 3 miliardi di euro. L’italia è terza dopo gli Usa e la Cina - che con 5,6 milioni di tonnellate nel 2015 ha ridotto le quantità trasformate dopo la parentesi positiva del 2014.
Su un totale di circa 73.000 ettari messi a coltura, principalmente nelle province di Foggia, Caserta e Potenza al Centro Sud, e nelle province di Piacenza, Ferrara e Parma al Nord, poco più della metà del pomodoro (2,72 milioni di tonnellate) è stata trasformata nel bacino del Centro Sud; l'altra metà (2,68 milioni di tonnellate) nel Distretto del Nord Italia.
Le sole aziende associate all’Anicav hanno lavorato circa il 50% di tutto il pomodoro trasformato in Italia, rappresentando oltre i due terzi della produzione delle industrie private di trasformazione italiane.
Vola l'export
“Il nostro settore, nonostante la stagnazione dei consumi interni, registrata anche nel primo semestre 2015, è forte del trend positivo dell’export –dichiara Ferraioli - a conferma che il pomodoro è uno dei prodotti agroalimentari più amati in Italia e nel mondo, avvalorando il suo ruolo di protagonista sulle tavole degli italiani e di ambasciatore dell’agroalimentare e della nostra migliore tradizione gastronomica oltre i confini nazionali”.
Con un valore di circa 800 milioni di euro, nel primo semestre 2015, anche l’export dei derivati del pomodoro continua a crescere, facendo registrare il segno positivo sia in valore che in volume per tutti i derivati, con un aumento complessivo del 5,8% in volume e 8,7% in valore, rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente. Lo rilevano i dati Istat sull’export del primo semestre 2015, secondo cui il pelato, intero e non intero, rappresenta il 48,3% di tutto l’export dei derivati del pomodoro, confermandosi il prodotto più amato all’estero.
Oltre confine, aumenta anche la passione per i pomodori non pelati, interi e non interi, che rappresentano il 16,7% dell’export complessivo (+17% in volume e +13,2% in valore rispetto al 2014) e per la passata (16,5%), per cui si registra un aumento del 9,4% in volume e del 15% in valore.
“Questi dati - afferma il direttore di Anicav, Giovanni De Angelis - testimoniano che anche in un periodo di crisi i consumatori, non solo italiani ma anche stranieri, scelgono la qualità. Ed è proprio sulla tipicità di prodotti come pelati, polpa, passata e pomodorini che dobbiamo puntare per continuare ad aumentare l’export e promuovere la qualità della dieta mediterranea oltre i nostri confini”.
Tra i principali Paesi di destinazione, la Germania si conferma in testa alle esportazioni con una quota del 19%; seguono Regno Unito (15%), Francia (7,7%) e Stati Uniti (6%). Il Giappone conquista il quinto posto, con una quota del 5,8%.
Un aumento delle vendite all’estero si rileva anche per ortaggi e legumi conservati: nel primo semestre 2015 si rileva un incremento in volume del 7,69%, rispetto al primo semestre 2014, per un totale di 249.270 tonnellate e un aumento in valore del 7,73% per un totale, al primo semestre, di 274,17 milioni di euro.